Una linea di fuoco attraversa in diagonale la Grecia, dall’arcipelago del Dodecaneso a quello dello Ionio: Rodi, la quarta isola del Paese per dimensioni, è stretta nella morsa delle fiamme per il settimo giorno consecutivo. Un incendio boschivo, divampato al centro dell’isola, si è esteso a sud-est e la situazione rimane drammatica.

MOLTI TURISTI hanno passato la notte accampati nell’aeroporto internazionale, dopo essere stati coinvolti, sabato scorso, nella più imponente evacuazione mai organizzata nel Paese. Circa 30 mila persone, tra residenti e turisti, sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni, mentre le fiamme hanno distrutto boschi, case e alberghi. Sulla costa, gli ombrelloni e le sdraio abbandonate in fretta e furia in alcune delle località più famose dell’isola rimangono l’ultima traccia della presenza umana in un ambiente dove la violenza del fuoco sta divorando il terreno. Nonostante gli sforzi immani dei pompieri l’incendio, ieri sera, non era ancora sotto controllo. Nella zona di Gennadi e Vati, sulla costa sud-orientale, le fiamme hanno continuato a bruciare ininterrottamente. Ad Asklipio il fuoco è entrato nel villaggio e avrebbe danneggiato le abitazioni.

Secondo la Farnesina, sarebbero circa 2mila gli italiani presenti nelle aree minacciate dagli incendi in Grecia. «Al momento non ci sono segnalazioni di connazionali in pericolo, ci sono solo difficoltà dovute ai rientri in Italia con aeroporti superaffollati», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’unità di crisi della Farnesina ha attivato un nucleo operativo nell’aeroporto di Rodi per facilitare il rientro dei viaggiatori. Le fiamme hanno lambito anche l’isola di Corfù, nel mar Ionio, dove nella notte di domenica, circa 2.500 persone sono state evacuate da 17 centri abitati a causa di un incendio boschivo. Nella serata di ieri la situazione appariva sotto controllo e molti dei turisti evacuati, dopo avere passato la notte nello stadio e nel teatro municipale dell’isola, sono rientrati negli alberghi abbandonati in via precauzionale. Il fuoco era divampato alle pendici del monte Pantokratoras, nel nord-est di Corfù, e secondo il sindaco della zona nord dell’isola, le fiamme avrebbero origine dolosa, perché l’incendio è divampato contemporaneamente in tre diversi punti alle pendici del monte.

PREOCCUPA inoltre la situazione nel sud dell’isola di Evia, presso Karystos, dove le fiamme di un incendio scoppiato ieri minacciano alcuni insediamenti e hanno portato all’evacuazione di oltre sei centri abitati. «Siamo in guerra contro il fuoco, ma nessuna vita è andata persa», ha commentato il premier greco Kyriakos Mitsotakis durante un intervento in Parlamento. «Di fronte alla furia della natura, nessuna misura sarà mai sufficiente: nelle prossime settimane dovremo essere in costante allerta», ha aggiunto, promettendo sostegno ai cittadini che hanno subito danni alle proprietà.
Da una settimana i pompieri sono alla prese con gli incendi boschivi scoppiati in tutto il Paese, favoriti dalle temperature elevate e dai forti venti: nella giornata di domenica, il termometro ha toccato i 46°C nella Grecia centrale. Alla difficoltà di fronteggiare condizioni meteo sfavorevoli se ne aggiunge un’altra: lavorare sotto organico.

Attualmente, al corpo dei vigili del fuoco mancano circa 3500 pompieri. Un vuoto frutto dei tagli al personale effettuati durante la crisi del debito, che il governo si è impegnato a colmare nei prossimi quattro anni. «A causa della mancanza di personale, in questi giorni ci sono pompieri chiamati a sforzi immani: si tratta in molti casi di fronteggiare il fuoco per trenta ore di seguito, quando l’età media dei vigili del fuoco greci è di 48 anni», racconta Iannis Ioannidis, presidente dell’Unione dei pompieri della regione della Macedonia centrale. Per ora, in soccorso dei vigili del fuoco greci, è intervenuta Bruxelles: la Commissione europea ha inviato tramite il meccanismo di protezione civile oltre 450 pompieri e 7 aerei antincendio da numerosi Paesi, tra cui Italia, Francia e Romania.