Sono numeri da bilancio di una guerra quelli che arrivano da Parigi, dove ieri è stato presentato il rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica (Ciase) di Francia fra il 1950 e il 2020: 330mila vittime di oltre tremila preti e religiosi pedofili.

È LA PRIMA VOLTA che in Francia viene pubblicato un rapporto globale sulla questione degli abusi sessuali nella Chiesa. La Conferenza episcopale ha optato per un’operazione trasparenza, come già avvenuto in altri Paesi (Usa, Germania, Irlanda, Australia): commissioni volute dai vescovi ma totalmente indipendenti che hanno avuto accesso agli archivi e hanno incontrato vittime e testimoni per realizzare una radiografia completa della questione pedofilia. A differenza della Chiesa italiana, dove invece non c’è nessuna intenzione di seguire le “buone pratiche” degli altri episcopati, probabilmente per poter continuare a sostenere che «da noi il problema non esiste».

Tre anni fa la Conferenza episcopale francese e la Conferenza degli istituti e delle congregazioni religiosi hanno affidato il compito a una commissione di giuristi, medici, psicologi e teologi, guidata da Jean-Marc Sauvé, cattolico ed ex vicepresidente del Consiglio di Stato. Ieri sono arrivati i risultati, presentati in diretta tv e sui canali social della Chiesa francese, che ha poi pubblicato integralmente il rapporto di tremila pagine sul proprio sito web.

Sono state oltre 216mila le persone aggredite sessualmente da un numero tra i 2.900 e i 3.300 preti, religiosi e religiose in Francia fra il 1950 e il 2020. Le vittime salgono a 330mila, se si includono anche i laici che lavorano nelle strutture della Chiesa cattolica (catechisti, educatori, insegnanti). In un terzo dei casi (32%) si è trattato di veri e propri stupri. L’80% delle violenze e degli abusi hanno riguardato bambini fra i dieci e i tredici anni. Dopo la famiglia, la Chiesa è il secondo luogo in cui si verificano abusi e violenze.

«La Chiesa cattolica ha enormi responsabilità», ha spiegato Sauvé, presidente della Ciase. «Ci sono stati reati commessi dagli autori delle violenze e dai funzionari della Chiesa che non li hanno denunciati. C’è stato un insieme di negligenze, fallimenti, omissioni e silenzi che presenta un carattere sistemico. In molti casi si è preferito proteggere l’istituzione ecclesiastica più che le vittime. Il problema della pedofilia nella Chiesa è tutt’altro che sradicato».

«Sono numeri che ci travolgono», ha ammesso il presidente della Conferenza episcopale francese, Eric de Moulins-Beaufort. «Esprimo la mia vergogna, il mio orrore ma anche la mia determinazione ad agire affinché il rifiuto di vedere, di sentire, il desiderio di nascondere i fatti, la riluttanza a denunciarli scompaiano dagli atteggiamenti delle autorità ecclesiastiche, dei preti e degli operatori pastorali». «Si tratta di crimini contro l’umanità, che non invecchiano», ha detto suor Véronique Margron, presidente della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia. Papa Francesco, che pochi giorni fa ha incontrato i vescovi francesi e il prossimo 18 ottobre incontrerà il premier francese Jean Castex, «ha appreso con dolore il contenuto del Rapporto», fanno sapere dalla sala stampa vaticana.

NEL RAPPORTO SONO contenute anche «45 raccomandazioni» alla Chiesa di azioni da intraprendere: riforma del governo, aggiornamento del diritto canonico, maggiore attenzione nella selezione del clero, ridimensionamento del potere e del ruolo sacrale del prete. «Ma – chiede François Devaux, fondatore dell’associazione delle vittime Le parole libérée – possiamo ragionevolmente pensare che la Chiesa sia in grado di portare avanti questo programma di riforme?».