Giovedì sera in un discorso televisivo alla nazione – con l’obiettivo anche di mostrare agli algerini di essere in buona salute, nonostante i due ricoveri di questi mesi in Germania per complicanze da Coronavirus – il presidente algerino Tebboune ha decretato la grazia per diverse dozzine di detenuti dell’Hirak ed ha annunciato la sua decisione di sciogliere il Parlamento per elezioni anticipate (previste per giugno), con un rimpasto dell’attuale governo per questo periodo di transizione.

«L’Hirak ha salvato la nostra nazione (…) per questo, con la convinzione di aver colto le sue principali istanze, ho deciso di concedere la grazia presidenziale a persone condannate o in attesa di giudizio: tra i 55 e i 60 prigionieri si riuniranno alle loro famiglie nei prossimi giorni» ha dichiarato Tebboune.

Un gesto forte di pacificazione da parte del capo dello Stato, mentre il paese si prepara a celebrare il secondo anniversario dell’Hirak: il movimento di protesta che, nel 2019, aveva portato alle dimissioni dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika e aveva spinto migliaia di algerini a protestare per chiedere la fine di un regime considerato corrotto e la nascita di una nuova Algeria democratica.
Riferendosi all’aspetto politico, il presidente ha rivendicato tutte le scelte fatte fino ad ora in continuità con le richieste degli algerini: come «la riforma della Costituzione», scarsamente votata con il referendum dello scorso novembre, o la scelta di anticipare le elezioni «proprio per rinnovare l’attuale classe politica, coinvolgendo di più i giovani».

Secondo la stampa nazionale Tebboune spera così «di calmare un clima di proteste crescenti in tutto il paese», a causa della profonda crisi economica e sociale, aggravata in quest’ultimo anno dalla pandemia e da una durissima repressione da parte delle forze di sicurezza. Una manovra, come afferma il quotidiano Algerie Patriottique, «per evitare, con l’avvicinarsi dell’anniversario del 22 febbraio, altre proteste come quelle avvenute lo scorso martedì a Kherrata».

Da venerdì sono cominciate le prime scarcerazioni. Tra cui quelle di Rachid Nekkaz e Dalila Touat o del giornalista Khaled Drareni, corrispondente per il canale francese TV5Monde – condannato a due anni di detenzione con l’accusa di «attacco all’integrità del territorio nazionale» per aver informato il mondo riguardo alle proteste in atto in Algeria – che all’uscita dal carcere di Kolea, ha ringraziato «tutte le persone che lo hanno sostenuto nel paese e all’estero».

Secondo Said Salhi, della Lega algerina per i diritti umani (Laddh), l’apertura di Tebboune è «un primo passo nella corretta direzione dopo mesi di ingiustizia e repressione, anche se la democrazia non si limita alle elezioni, ma all’esercizio e alla difesa delle libertà democratiche, prime fra tutte quelle di esprimersi e protestare».