Migliaia di algerini hanno sfilato ad Algeri per il terzo venerdì consecutivo (dall’inizio delle proteste nel 2019 il 108°) dalla grande manifestazione del 22 febbraio, in occasione del secondo anniversario dall’inizio del movimento di protesta Hirak, che portò alla caduta dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika.

NONOSTANTE IL DIVIETO di raduni imposto dal governo per contrastare la pandemia, in diverse grandi città del paese come Orano, Bejaia, Tizi Ouzou, Bouira e Annaba sono partiti cortei per chiedere «uno stato civile e non militare» e una «nuova Algeria democratica», principali richieste e slogan dell’Hirak. Un chiaro messaggio di risposta all’annuncio di questo giovedì del presidente Abdelmajid Tebboune che, dopo aver sciolto il Parlamento lo scorso 21 febbraio, ha fissato le elezioni legislative per il prossimo 12 giugno, auspicando una «forte partecipazione popolare» per poter portare in parlamento «il vento di cambiamento dell’Hirak, attraverso la sua gioventù, il suo attivismo e la sua protesta pacifica».

Un gesto di pacificazione e un tentativo di riprendere il controllo della ripresa del movimento di protesta che, nonostante la grazia per oltre una sessantina tra attivisti e giornalisti, non ha di fatto ottenuto i risultati previsti. Migliaia di manifestanti continuano a chiedere lo «smantellamento del sistema politico», sinonimo ai loro occhi di corruzione e autoritarismo.

«NON ABBIAMO VOTATO il 12 dicembre alle presidenziali) e non voteremo finché questo potere resta in carica e le persone sono vittime di ingiustizie e arresti», dicevano i partecipanti al corteo di venerdì, denunciando il ritorno in prima linea di partiti come il Fronte di liberazione nazionale (Fln) o il Raggruppamento nazionale democratico (Rnd), in crisi per aver sostenuto in questi anni il regime di Bouteflika.

Secondo quanto riporta il Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti (Cnld), la manifestazione di venerdì ad Algeri è stata contrassegnata da violenze nei confronti dei numerosi giornalisti da parte di «imprecisati teppisti», forse infiltrati delle forze di sicurezza «per reprimere una corretta informazione delle proteste senza censura».

«SONO STATI EFFETTUATI centinaia di arresti tra i manifestanti a Tizi-Ouzou, Khenchela, Oued Souf, Tlemcen, M’sila, Tiaret e Amara dove un bambino di 7anni è stato fermato insieme al padre dalle forze di polizia – continua il comunicato del Cnld – anche se poi la maggioranza dei fermati è stata rilasciata».