Anche Ilaria Salis manda un messaggio al Quirinale. Come è ormai noto, la donna è in cella a Budapest per futili accuse: l’aggravante è quella di essere antifascista e per giunta di rivendicarlo anche dalla galera in cui si trova ormai da tredici mesi. Adesso risponde a Mattarella, che aveva sentito il bisogno di chiamare al telefono suo padre. «Sono molto contenta – manda a dire Ilaria Salis – Ringrazio davvero il presidente della Repubblica Sergio Mattarella». Il messaggio si riferisce alla replica giunta al padre all’indomani della sentenza che le ha negato gli arresti domiciliari. La telefonata dal Colle è arrivata a meno di 24 ore dalla mail spedita dopo che la strada indicata dal governo italiano (abbassare i toni e confidare nella detenzione domiciliare) si era rivelata impraticabile.

«Mi ha molto impressionato che il presidente abbia telefonato in prima persona e che lo abbia fatto con questa rapidità – fa sapere Salis – Lo ringrazio davvero tanto per il suo coinvolgimento». Il padre le ha raccontato del dialogo con il capo dello Stato di sabato scorso. Due giorni prima, due udienze, svoltesi quasi in contemporanea, avevano dimostrato per l’ennesima volta l’accanimento contro Ilaria Salis: un tribunale italiano aveva stabilito che Gabriele Marchesi, anche lui antifascista e sotto processo, non avrebbe dovuto essere estradato in Ungheria a causa della sproporzione tra capo d’imputazione e congetture repressive. Al tempo stesso, a Budapest, la corte ungherese ribadiva le intenzioni repressive verso l’insegnante italiana e le negava ogni spiraglio.

Roberto Salis ha spiegato che Ilaria sta bene e che sta reagendo dopo l’udienza di giovedì scorso. «È stata una brutta botta perché ci contava molto – ha spiegato – Ma ha un piglio abbastanza forte e non ho dubbi che sopporterà bene questa prova di resistenza». Contro il rifiuto dei domiciliari è stato presentato ricorso in appello. La decisione si dovrebbe conoscere entro la fine di questo mese. «Se non altro verrà giudicato da un’altra corte – ha proseguito Roberto Salis – Non sarà più nelle mani del giudice Jozsef Sós che ha un evidente pregiudizio grande come una casa nei confronti di Ilaria e che in Italia sarebbe già stato ricusato». E ancora: «Quanto successo giovedì con la sentenza per Ilaria e con quella per Gabriele Marchesi ha rafforzato l’impressione che c’è qualcosa che non va e e che c’è chiaramente una disparità nell’attuazione dei principi costituzionali».

In effetti, i quattro imputati nel processo di Budapest legato alle proteste contro il cosiddetto «Giorno dell’onore» hanno tutti un percorso giudiziario peculiare. Ilaria Salis è, appunto, in carcere a Budapest, Marchesi è libero in Italia e come unica limitazione il divieto di espatrio, visto che in altri paesi potrebbe venir data esecuzione al mandato d’arresto europeo chiesto dall’Ungheria. Ci sono poi i due tedeschi, accusati di far parte della cosiddetta Hammerbande (gruppo antifa che utilizzerebbe dei martelli contro i neonazisti) ma non in questo caso di lesioni: Tobias Edelhoff è stato condannato a 3 anni dopo che si è dichiarato colpevole allo scopo di venire espulso, ma è ancora rinchiuso in cella in Ungheria. La sua compagna Anna Christina Mehwald è invece indagata a piede libero e segue il processo in videocollegamento dalla Germania.