«Il voto deve essere utile a un cambiamento radicale, le altre eventualità di voto utile sono una mediazione dannosa e penso che non si possa lottare contro il Tav, e sperare di vincere le elezioni, se non si mette in discussione un modello di vita che si fonda sullo sfruttamento dell’uomo e della natura». Nicoletta Dosio, ex insegnante, volto storico del movimento No Tav nonché candidata per Potere al Popolo, replica così all’intervento di Alberto Perino che, durante la presentazione dei candidati M5S a Bussoleno, aveva invitato i valsusini a votare «Cinque stelle, punto» e a non disperdere il voto altrove.

[do action=”quote” autore=”Alberto Perino”]«Mi spiace che qui in Valle ci siano persone No Tav in un’altra lista. A Nicoletta voglio bene ma ci vuole la capacità politica per capire che certe posizioni non sono utili»[/do]

L’attenzione mediatica si è di nuovo orientata verso la Valle ribelle. Il tempo di un titolo a effetto.

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Perino, il leader più noto del movimento contro l’alta velocità, ha pubblicamente sottolineato: «Mi spiace che qui in Valle ci siano persone No Tav in un’altra lista. A Nicoletta voglio bene, le faccio un monumento, ma ci vuole la capacità politica per capire che certe posizioni non sono utili». Perché «non portano da nessuna parte» anzi possono «distruggere la possibilità ad arrivare a fare più di quello che hai fatto negli ultimi cinque anni», magari ad «arrivare nella stanza dei bottoni». E ha aggiunto: «Bisogna avere il coraggio di dire “faccio un passo indietro”, la battaglia è tra chi può avere la speranza di mandare a casa chi ha distrutto il Paese negli ultimi trent’anni e chi vuole continuare a tenerli perché così coltiva un orticello più rosso di qualcun’altro».

Ieri, Dosio – alle spalle una lunga biografia di lotta – era in viaggio, sui treni in ritardo a causa del maltempo, verso il Centro Italia per un’assemblea: «In questo Paese dove si vogliono raggiungere i 300 km/h un po’ di neve blocca tutto». Per questa campagna elettorale sta attraversando l’Italia dalla Valle d’Aosta alla Calabria.

[do action=”quote” autore=”Nicoletta Dosio”]«Non è possibile cambiare una cosa se non metti in discussione il tutto, e non parlare anche di migranti e di fascismo. Noi dobbiamo portare avanti una resistenza destituente e ricomporre le lotte».[/do]

Considera fuori luogo gli appelli al voto utile che provengono dalla sua terra e invita a non seguire «vittorie di Pirro».

«Non è possibile – spiega – cambiare una cosa se non metti in discussione il tutto, e non parlare anche di migranti e di fascismo. Noi dobbiamo portare avanti una resistenza destituente e ricomporre le lotte. La molteplicità del movimento non è un difetto se porta ad acquisire ricchezza e non a rinsecchirsi. L’istituzionalismo è stata la morte di una certa sinistra».

Il sito notav.info prova a spegnere la polemica: «Il movimento No Tav non darà mai indicazioni di voto a nessuno, perché abbiamo troppo rispetto per la nostra gente per dare qualche “indicazione”. Ci sono nostre compagne di lotta candidate e amici con cui abbiamo condiviso molto, e ci fidiamo di loro, ma ciò non toglie il discorso di cui sopra: il rispetto che abbiamo della coscienza dei No Tav che sanno decidere cosa fare, nel voto e nella vita».

La Torino-Lione, nonostante l’ormai lunghissima storia, è ancora ai blocchi di partenza: l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera è stato autorizzato dal Parlamento che ha ratificato i precedenti accordi tra Italia e Francia ma non sono ancora partiti.

Il Controsservatorio Valsusa ha reso pubblico un appello, rivolto al governo e alle forze politiche, per un ripensamento sostanziale di un progetto basato su previsioni vecchie di 30 anni smentite dai fatti. Sono 23 i primi firmatari, dall’ex ministro Massimo Bray allo storico dell’arte Salvatore Settis, passando per Gino Strada e luigi Ciotti, e chiedono un tavolo di confronto pubblico e trasparente, con la partecipazione di esperti nazionali e internazionali, da convocare a breve.

Un «appello pressante per non deludere tanta parte del Paese e dimostrare con i fatti che si vuole davvero perseguire l’interesse pubblico».

«Lo chiediamo con forza e con urgenza, consapevoli che ad essere in gioco è anche la credibilità delle istituzioni, sempre più delegittimate dal perdurante rifiuto di prendere in considerazione le istanze e le aspettative dei cittadini».