Il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, è un’istituzione finanziaria internazionale, con sede a Lussemburgo, in atto dal 27 settembre 2012 (dopo che il 90% dei sottoscrittori lo hanno ratificato), che ha lo scopo di fornire un aiuto finanziario agli stati della zona euro nel caso vengano a trovarsi in gravi difficoltà. È uno strumento di gestione delle crisi nella zona euro, per mantenere la stabilità finanziaria. È chiamato l’«Fmi europeo», ma non è un’istituzione dell’Unione europea, è retto dal diritto pubblico internazionale ma non dal diritto europeo, anche se la sua esistenza è contemplata dal Trattato di funzionamento dell’Unione europea.

Nel 2021, con l’intenzione di metterlo in conformità con il diritto della Ue, l’Eurogruppo ha adottato un Trattato modificativo del Mes, che deve essere approvato dai parlamenti dei paesi membri, ma è stata scartata l’idea di «democratizzare» il sistema, dando poteri di intervento al Parlamento europeo.

Alla direzione del Mes c’è un consiglio di governance, formato dai ministri delle Finanze dei paesi membri, un consiglio di amministrazione e un direttore generale, eletto per cinque anni (rinnovabili). Dopo il tedesco Klaus Regling, l’attuale direttore è Pierre Gramegna. Il Mes ha assorbito il Fesf e il Mesf, due strutture per favorire la stabilità create nel 2010, per far fronte alla grave crisi che aveva rischiato di travolgere la zona euro, dopo il crollo della Grecia. Tutti gli stati della zona euro hanno vocazione a partecipare al Mes, per aderire è necessaria una ratifica del meccanismo di stabilità, oltre alla sua iscrizione nel Trattato di funzionamento della Ue (art.136) e il rispetto, da parte degli stati membri, delle regole di equilibrio del budget.

Uno stato, per finanziarie le sue politiche, ricorre ai prestiti, spesso sotto forma di obbligazioni, e crea quindi del debito pubblico. Ma i tassi di interesse che deve pagare dipendono dal “voto” delle agenzie di rating, Standard&Poor’s, Moody’s, Fitch Ratings.

Il Mes interviene sullo spread (differenza con i tassi del paese meglio notato) e per rassicurare i mercati. Per questo ha vari strumenti: può accordare dei prestiti allo stato in difficoltà a tassi di interesse inferiori a quelli di mercato (sia sul mercato primario che secondario), fornire prestiti anche ad istituzioni finanziarie come le banche. Inoltre, dà assistenza finanziaria agli stati anche a titolo precauzionale.

Il Mes ha un fondo di 620 miliardi di capitale, proveniente dagli stati membri, più 80 miliardi di fondi propri. Il fondo alimentato dagli stati dipende dalla ricchezza dei contributori: la Germania versa il 27%, la Francia il 20,5%. Questi capitali possono servire da leva per mobilitare risorse dai mercati finanziari.

Il Mes, per intervenire, impone delle condizionalità, che possono arrivare a un programma di aggiustamento macroeconomico. Quando il Mes riceve una domanda di assistenza, è la Commissione assieme alla Bce a valutare la sostenibilità del debito pubblico e l’entità dei bisogni richiesti, oltre ai rischi di stabilità della zona euro.

Il Mes lavora in collaborazione con l’Fmi e Commissione, Bce e Fondo monetario formano la tristemente famosa “trojka” che vigila sul rispetto delle condizionalità da parte del paese in difficoltà. Per applicare il programma di aiuto/aggiustamento, il consiglio di governance del Meccanismo europeo di stabilità tratta con il paese implicato e la decisione finale viene presa con un voto a maggioranza qualificata che richiede l’85% di approvazione del programma.

Uno dei problemi è che il peso del voto dipende dall’entità dei contributi al Mes: così la Germania, primo paese contributore, ha un peso specifico maggiore, seguita dalla Francia. Anche l’Italia ha nei fatti un diritto di veto, perché “pesa” più del 15%. Il Parlamento europeo non ha voce in capitolo sul Mes. I partiti nazionalisti accusano il Mes di essere uno degli strumenti di perdita della sovranità degli stati.