Il Texas, secondo stato più grande d’America dopo l’Alaska e il secondo più popoloso dopo la California, è percepito come radicalmente di destra, ma non è stato sempre così. Vero è che bisogna tornare al 1976 e a Jimmy Carter per trovare l’ultima volta che il Texas ha votato per un presidente democratico. Questa tendenza, però, potrebbe cambiare a causa di ragioni strutturali.

Il Texas si sta progressivamente de-ruralizzando e urbanizzando. Due processi fratelli, ma uno – l’urbanizzazione – è causa dell’altro. Le previsioni dicono che la popolazione urbana nei prossimi 40 anni raddoppierà, principalmente a causa della migrazione interna. Nuovi impieghi nell’high tech, costo della vita più basso e una qualità di vita più elevata, fanno del Texas una terra appetibile per molti giovani e meno giovani professionisti che si trasferiscono nelle aree urbane, trasformandole.

«SONO ARRIVATO QUI A AUSTIN tre anni fa dal Mississippi – racconta Ben, 34 anni, ingegnere informatico -. Ero a un bivio, ma tra San Francisco e Austin e non ho avuto dubbi: San Francisco è molto cara, per un posto letto avrei pagato quanto per la casa che ho affittato qui, dove non mi sento isolato in un luogo ostile».

Tra il 2010 e il 2014 a Austin sono arrivati più di 20 mila nuovi abitanti per lo più provenienti dal resto d’America, tanto che il governatore repubblicano Greg Abbott aveva avvertito che il Texas corre il rischio di essere «californizzato».

«Sono venuta qui con mio marito – dice Hanna, 29enne – dal Tennessee, dove e non c’erano molte opportunità. Lui è architetto, io qui lavoro in una galleria che supporta e promuove gli artisti locali. C’è molto senso di comunità in Texas, più che in Tennessee dove chi viene da fuori è visto con sospetto».

La maggior parte di questi nuovi arrivati votano per i democratici e non ne fanno mistero. «Ho abitato in diverse città Usa – racconta Michael, comproprietario di un negozio di cappelli artigianali – Nel sud abiterei solo qui a Austin, o forse a New Orleans. Ma il Texas va in una direzione diversa: c’è fermento qui».

«I REPUBBLICANI non hanno davvero capito cosa sta succedendo in Texas – ha dichiarato al Washington Post Manny Garcia, direttore esecutivo del Partito democratico del Texas – C’è un nuovo elettorato del Texas ed è in aumento».

Sostenuto da un’infusione di denaro proveniente da donatori in tutta la nazione, il Partito democratico texano ha in programma di capitalizzare questo momento con tattiche e sforzi raramente impiegati nelle campagne locali.

 

(foto Ap)

 

«Non sono venuta qui per scelta ma perchè si era aperta un’opportunità – spiega Elizabeth, ricercatrice di ingegneria meccanica 38enne dell’Arkansas, che da Brooklyn si è trasferita a Dallas – ho spedito curriculum in luoghi meno complicati di New York. Se fai un giro per il Texas in macchina vedi quanto si sono allargate le città a discapito dei centri rurali. Sono nati quartieri nuovi, aree urbane e suburbane che non sono zone dormitorio ma vive e stimolanti. Certo che è diverso da New York, ma non in accezione negativa».

IL CAMBIAMENTO della popolazione ha trasformato l’area in un campo di battaglia politico. Alcune contee che erano un epicentro per l’opposizione del tea party alle politiche di Obama, nel 2018 sono state vinte dal democratico semi sconosciuto Beto O’Rourke contro il famosissimo padre del tea party Ted Cruz.
«C’è solo un’ultima grande contea urbana in Texas ad essere repubblicana, tutte le altre sono già passate ai democratici – ha dichiarato Jeremy Bradford, direttore esecutivo del Garrant County Tarrant, ultima contea del Gop -. Sappiamo di essere una specie di ultima difesa per mantenere repubblicano il Texas, il cambiamento delle aree urbane non è qualcosa che prendiamo alla leggera».