Contro il silente deserto dei diritti che solo qualcuno può chiamare pace, torna il rumore del Pride. Orgoglio del proprio orientamento sessuale, orgoglio della propria identità di genere, orgoglio del proprio corpo in transizione da esibire ancora con i cerotti della post chirurgia, orgoglio di vivere in un Paese – e soprattutto in un’Europa – dove ancora c’è o dovrebbe esserci spazio per reclamare i propri e gli altrui diritti. Orgoglio di portare i colori dell’arcobaleno, che mai come quest’anno diventano duplice simbolo di pace e di diritti civili. Inscindibili. Non c’è l’una senza gli altri. Dopo due anni di...