Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio è stato protagonista del Congresso Uil, aprendo una fase inedita di dialogo con i sindacati: lontani i tempi del «gettone nell’Iphone» di Renzi, il vicepremier Cinquestelle cerca al contrario consensi tra Cgil, Cisl e Uil per arginare l’effluvio inarrestabile del collega Salvini. Di Maio ha definito il suo intervento dal palco della Nuvola Eur «l’inizio di un percorso», ha declinato un discorso molto attento al sociale e al lavoro – applaudito in particolare il passaggio sul reddito di cittadinanza – ma ovviamente si dovrà aspettare la fine della «luna di miele», e qualche provvedimento concreto, per poter giudicare. Il titolare dell’Economia Giovanni Tria, intanto, lo ha già gelato: «Per il 2018 i giochi sono quasi fatti», ha spiegato a distanza a chi gli chiedeva se ci fosse speranza di vedere il sussidio per i disoccupati già quest’anno.

DI MAIO, AL SUO ESORDIO da ministro in una platea del sindacato, è stato accolto con un dono: un caschetto da metalmeccanico consegnato dal leader Uilm Rocco Palombella. I delegati si erano molto infervorati, poco prima, proprio durante un appassionato intervento dello stesso segretario dei metalmeccanici sul futuro dell’Ilva: «Niente esuberi», chiede la Uil. E il vicepremier non ha potuto che rispondere con una formula generica: «Ci chiedono di risolvere il problema in 15 giorni: lo stiamo studiando, attenti sia al lavoro che al diritto dei tarantini a respirare».

Così come «allo studio», precisa il ministro, sono dossier quali la Tav e la Tap, su cui il segretario generale Uil Carmelo Barbagallo si era espresso senza dubbi a favore. Ma Di Maio chiede collaborazione su tutti i fronti: «Il mio intervento qui – ha esordito – è l’inizio di un percorso con tutte le parti, con tutte le sigle dei lavoratori e anche dei datori di lavoro, per arrivare a soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti».

MA NON È STATO QUESTO l’unico invito al dialogo: Di Maio ha spiegato che intende «andare avanti con il reddito di cittadinanza senza tentennamenti», «mettendoci insieme con le forze politiche e sociali che vorranno condividerlo». E ancora, rivolto alla platea, ha chiesto «il vostro aiuto, l’aiuto del sindacato perché, una volta in vigore, si evitino gli abusi». Subito dopo il ministro ha dettagliato alcuni punti della misura, «per rispondere a una delle obiezioni, che erano anche della Lega, sul fatto che sarebbe destinato a chi sta tutto il giorno sul divano».

Obiettivo del reddito di cittadinanza – ha spiegato il vicepremier M5S – «non è dare soldi a qualcuno per starsene sul divano ma è dire con franchezza: hai perso il lavoro, il tuo settore è finito o si è trasformato, ora ti è richiesto un percorso per riqualificarti e essere reinserito in nuovi settori. Hai una famiglia e dei figli da mantenere, e mentre ti formi e lo Stato investe su di te, ti do un reddito: in cambio dai al tuo sindaco ogni settimana 8 ore lavorative gratuite di pubblica utilità».

NESSUNA INDICAZIONE sui tempi, però, anche se il giorno prima lo stesso Di Maio aveva auspicato che – magari facendo ricorso ai fondi Ue – si potesse avviare il sussidio e un primo riordino degli uffici di collocamento già dal 2018. Qui è arrivata la doccia gelata del collega Tria: «Per il 2018 i giochi sono quasi fatti», e soprattutto c’è spazio solo per provvedimenti a costo zero.

«Con Di Maio – ha spiegato Tria ai giornalisti – non sono mai entrato in questi dettagli, non mi ha mai espresso questa idea (l’obiettivo di fine 2018, ndr) quindi non posso dire né che sono a favore né che sono contro. In ogni caso, dicendo che per il 2018 i giochi sono quasi fatti, intendo che adesso occorre agire molto rapidamente con interventi di riforma strutturale che non hanno costi e tra questi il decollo degli investimenti pubblici».

QUANTO ALLA RICHIESTA Uil di abbassare le tasse sul lavoro, Di Maio ha risposto che intende «investire sulle start up, per sbloccare le assunzioni di giovani nel turismo, nelle nuove tecnologie, nella cultura, nel made in Italy». Poi ha annunciato, per la settimana prossima – all’interno del «decreto dignità» – «norme stringenti contro le delocalizzazioni».

Ma «la settimana prossima – aggiunge ancora Di Maio – è quella buona per abolire i vitalizi», e «dopo i vitalizi passeremo a tagliare le pensioni d’oro, sopra i cinquemila euro netti, a tutti quelli che non hanno versato i contributi per dare copertura a quegli assegni». Qui altri applausi, il tema fa presa, ma Barbagallo ha poi ammonito il vicepremier a «fare attenzione perché si rischia una norma anticostituzionale».

IN PLATEA C’ERA ANCHE Susanna Camusso, c’erano Maurizio Landini e altri segretari Cgil, c’era una rappresentanza Cisl. Di Maio ha concluso con una battuta: «Mi fa piacere parlare qui, e spero di poter intervenire ad altri congressi… ma non è un autoinvito». Chiara l’esca lanciata alla Cgil, il cui congresso si è appena aperto.

Applaudito anche l’intervento di Camusso: invitando all’unità, ha detto sì al Patto per la rinascita proposto da Barbagallo, corredato da una decisa «modifica del Jobs Act». Poi ha dedicato il suo discorso ai fatti di attualità, dai migranti a Saviano: «Parole terribili vengono pronunciate e ripetute in questi giorni. Annunci e minacce che pesano come pietre, che cancellano la nostra storia di Repubblica nata dalla liberazione e dalle lotte dei lavoratori». «Lo Stato deve difendere i cittadini minacciati».