In piazza Carità la folla si è radunata nel pomeriggio, ieri a Napoli. Il camion degli organizzatori ha cominciato a pompare musica tecno mente la comunità lgbt si metteva in coda dietro lo striscione #Svegliatitalia. In prima fila il sindaco, Luigi de Magistris, accanto l’assessora regionale alle Pari opportunità, Chiara Marciani. Il governatore Vincenzo De Luca ha preferito non venire. In quasi diecimila hanno sfilato fino a piazza del Plebiscito, con il colonnato illuminato con i toni dell’arcobaleno.

Dal palco molta ironia sulle tristi luci del Pirellone a Milano, con la scritta «family day». Tra i partecipanti un nutrito gruppo di trans, capitanato da Loredana Rossi, vicepresidente dell’associazione Trans Napoli: «Siamo tutti cittadini e cittadine di questo paese, vogliamo rispetto e diritti. Noi sappiamo bene cosa vuol dire soffrire per la transfobia. Passano i decenni ma i tran e le trans continuano a essere buttati fuori di casa, l’Italia è l’unico paese in Europa dove non ci sono strutture di accoglienza. La nostra scolarità è bassa perché abbiamo problemi a scuola, difficilissimo trovare un lavoro, ecco perché molte sono costrette a prostituirsi». Con Loredana ieri c’era anche Guendalina, una trans diciottenne brasiliana, una famiglia di Quarto l’aveva adottata poi è venuta fuori la sua sessualità e la famiglia l’ha buttata fuori di casa. Per adesso i servizi sociali sono riusciti a stanziare un budget per affittare un terraneo per sei mesi, dopo non si sa cosa potrà succedere. Intanto non va a scuola e non ha un lavoro.
Accanto un gruppo variegato di spose si produce nel lancio di bouquet, i Giovani democratici espongono lo striscione «Cari omofobi e fascisti: patit e’ pall!”. Foltissimo il gruppo di deputati Pd, tutti intorno ad Antonio Bassolino, in corsa alle primarie per le comunali. È arrivato con la moglie Annamaria Carloni, ma non è rimasto fino alla fine del corteo. Cgil e Uil hanno dato l’adesione ma non la Cisl. Arcangelo Pastore è attore, gay e cattolico convito ma non praticante: «I politici devono riconoscere i nostri diritti, anche perché sono i primi che in segreto ci frequentano. Basta con l’ingerenza della chiesa e del Vaticano, Dio ha detto «ama il prossimo tuo». E basta con il protagonismo delle associazioni che si fanno la lotta. Io faccio la mia vita, sono credente, faccio volontariato in chiesa, canto in un coro, le suore sono felici che faccia volontariato ma non riescono a superare l’idea che i diritti sono di tutti». Il corteo imbocca via Toledo, la strada dello shopping. La folla osserva e balla. Tina Turner esplode dagli amplificatori. Monica e Antonella hanno circa quarant’anni, vivono in provincia di Napoli e hanno due gemelli, un maschio e una femmina, di tre anni: «Se ci ammaliamo, se bisogna prendere delle decisioni sulla scuola una delle due è come se non esistesse. Grossi problemi non ne abbiamo ma ogni volta bisogna fare affidamento sulla comprensione di chi incontri. Continuamente studiamo le persone per cercare di capire come la pensano, se possono esserci problemi. Magari vorresti fare delle proposte e non le fai perché pensi che sia meglio tenere un profilo basso. Vivi con l’ansia continua che i tuoi figli possano avere problemi. È faticoso. Basta, il parlamento si decida». Mentre il gruppo di famiglie arcobaleno si avviano verso la piazza, arriva lo spezzone di ragazzi e ragazze, l’età media del corteo è bassa, moltissimi i ventenni. Tra di loro c’è Emanuele, insegna ballo moderno: «Ho avuto problemi a scuola, problemi con i miei coetanei. Li ho superati, mi hanno aiutato gli insegnati, a volte gli adulti. Tutti le difficoltà che ho avuto mi hanno fortificato, fatto crescere. Lavoro e faccio una vita normale ma non tutti ce la fanno e non è detto che tutti devono sopportare quello che ho sopportato io. Nessuna vergogna, vogliamo andare vanti, rivendicare i nostri diritti».

Il camion con il sound system arriva in piazza Plebiscito sulle note di Macho man, gli organizzatori ricordano che l’Italia insieme alla Grecia occupava i gradini più bassi in Europa in fatto di diritti alla comunità lgbt, poi la Grecia è andata avanti e adesso c’è solo l’Italia.