Qualcuno l’ha già battezzato l’emendamento «ghigliottina» e potrebbe essere l’ennesima insidia per il ddl Cirinnà sulle unioni civili. A presentarlo è stato il senatore Pd Stefano Collina, ma è stato firmato anche da altri esponenti dell’ala cattolica come Stefano Lepri e riguarda l’articolo 3 dell ddl in cui si tratta dei diritti e doveri delle coppie omosessuali.
Anche qui, come già per l’articolo 5, il punto in discussione concerne la possibilità di adozione per coppie dello stesso sesso. Secondo i cattolici dem l’articolo sarebbe stato scritto in maniera tale che, se passasse, renderebbe inutile la votazione sul successivo articolo 5, legalizzando in un colpo la stepchild adoption sulla quale invece pesano le resistenze di una trentina di senatori cattolici. Un «incongruenza», la definiscono i cattodem. In pratica nell’articolo si spiega che in tutte le leggi, decreti e contratti in cui si parla dei diritti previsti per il «coniuge», questi vadano estesi anche alle unioni civili. Fatta eccezione per il titolo 2 della legge 184 sulle adozioni che riguarda l’adozione di figli di terzi. L’emendamento chiede che l’eccezione sia estesa anche al titolo 4 della stessa legge, concernente i casi particolari e che rappresenta la base della stepchild adoption. Se l’emendamento dovesse passare renderebbe inutile il voto sul successivo articolo 5, invalidando così uno dei punti qualificanti dell’intero disegno di legge. Motivo per il quale adesso i senatori cattolici chiedono di estendere la libertà coscienza anche all’articolo 3 e non solo al 5.
L’emendamento Collina è all’esame dell’ufficio legislativo, che dovrà deciderne l’ammissione. Nel frattempo i senatori torneranno a riunirsi martedì prossimo proprio per decidere su quali emendamenti lasciare libertà di coscienza e la riunione potrebbe riaccendere le tensioni interne. Per ora però, seppure a fatica, il Pd sembra comunque aver ritrovato una sorta di unità. La riunione di ieri del gruppo al senato è riuscita infatti a mettere dei paletti condivisi da tutti. A partire dal voto contrario alle pregiudiziali di costituzionalità che verranno affrontate domani, quando l’aula comincerà a discutere il ddl, ma anche con la decisione – una volta finito l’iter – di votare a favore dell’intero provvedimento, a prescindere dalla sopravvivenza o meno della stepchild adoption. Impegno che dovrebbe vincolare i cattolici al voto finale ma non privo di incognite anche per i laici. Il ddl ha già una maggioranza – ha ricordato anche ieri l’ex relatrice della legge Monica Cirinnà -: è il testo nato in commissione dove ha ricevuto il sì di tutti i senatori del Pd, M5S e del Psi. Quindi i 120 senatori del Pd voteranno sì al ddl 2081». Ottimismo anche da parte del capogruppo Luigi Zanda, per il quale si potrebbe arrivare al voto a metà febbraio. . «Questa volta la legge la portiamo a casa».
Sarebbe ora, visto che unioni civili si parla ormai da trent’anni senza mai approdare a nulla. Un nuovo invito all’Italia perché si affretti a colmare un vuoto legislativo che relega agli ultimi posti in Europa, è arrivato dal segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, che in tweet ha chiesto al nostro paese di non perdere ulteriore tempo: «Incoraggio l’Italia a garantire il riconoscimento legale alle coppie dello stesso sesso – ha scritto – così come stabilito dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani» del 21 luglio 2015.
Un passaggio importante ci sarà adesso quando il presidente del sento Pietro Grasso deciderà su quali articoli del ddl ammettere il voto segreto su quali no. Nel frattempo si contano i voti, visto che la senato la maggioranza è risicata. I grillini hanno detto infatti che voteranno la legge, ma solo se non verrà modificata, precisazione che sottintende il mantenimento della stepchild adoption così com’è. Bisognerà vedere eventuali modifiche di compromesso se soddisferanno ancora le richieste del M5S. Ma si cerca anche di permettere una discussione vera sul ddl. Perché questo accada, però, c’è bisogno che venga ritirata la stragrande maggioranza degli oltre seimila emendamenti presentati dalle opposizioni. In questo senso sembra esserci una disponibilità da parte della Lega che da sola ne ha presenti più di cinquemila. Il capogruppo Centinaio di detto disponibile a ritirare gran parte di quelli presentati dal Carroccio a patto che il Pd garantisca una discussione reale sul testo. E su questo punto avrebbe ricevuto rassicurazioni dallo stesso Zanda.
Nessuna discussione, invece, per il Ncd tanto che ieri Angelino Alfano non ha escluso il ricorso al referendum abrogativo nel caso il ddl Cirinnà dovesse passare senza modifiche. «E’ già stato messo in conto», ha detto il ministro degli Interni. «Ma è un fatto che riguarda il domani – ha proseguito Alfano -: per l’oggi c’è una partita parlamentare che può condurre a una direzione di buon senso, che non prevede l’equiparazione al matrimonio e l’apertura alle adozioni». Una partita che annuncia difficile.