Statalisti e sovietici sono le espressioni più composte sui social, ma stavolta gli attacchi più velenosi arrivano dalla carta stampata, dal neodirettore della Stampa Massimo Giannini. A scatenare la caccia al complottista bolscevico sono alcune frasi del vicesegretario del Pd Andrea Orlando a proposito del prestito da 6,3 miliardi di euro chiesto da Fca (finanziaria Exor, gruppo editoriale Gedi, cioè Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, L’Espresso e una catena di locali e radio) a norma di decreto Liquidità (art. 1, co. 2) a banca Intesa Sanpaolo con le garanzie dello Stato. Il ragionamento di Orlando è: «Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale (il riferimento è all’Olanda dove ha la sede fiscale Fca, ndr), si può dire con chiarezza una cosa: un’impresa che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato». E gli strali e i sermoni piovono. Sin dalla mattina campeggiano sulla Stampa. Anche perché sabato, a una riunione del Pd milanese, Orlando aveva aggiunto al ragionamento: «Nelle prossime settimane vivremo una serie di attacchi al governo, finalizzati alla caduta del governo Conte, che saranno ispirati da centri economici e dell’informazione».

I temi si intrecciano, le reazioni anche. Paolo Mieli sul Corriere della sera liquida le parole di Orlando come «imbarazzanti» – e non c’è aria di «nessun agguato a Conte» aggiunge, replicando a un appello pubblicato dal manifesto -. E invece la Stampa non riesce a sorvegliare lo stile: mentre opinionisti e economisti fieramente liberisti arpeggiano sulla necessità di aiuti di stato senza condizioni, Giannini rifiuta dubbi sull’autonomia del quotidiano che oggi dirige. E ci va giù con la penna pesante. Parla di «fetido venticello della calunnia», srotola un filo fra gli odiatori antisemiti contro Liliana Segre e quelli antislamici contro Silvia Romano, «le semplificazioni di Orlando nascono dallo stesso ‘agente patogeno’: la strumentalizzazione sistematica, i soliti sospetti, l’eterno cui prodest. Un virus pericoloso che indebolisce la democrazia». Metafora quest’ultima particolarmente sgraziata, dati i tempi di pandemia. Una parentesi. Fra il direttore e il deputato c’è un precedente: in una recente intervista di Orlando al suo quotidiano la richiesta di garanzia da parte di uno stato finanziatore nel titolo diventa la richiesta «di un posto in Cda». Di nuovo la parodia del sovietico. Secondo indizio, ma il dubbio di una campagna mirata sarebbe definito ’solito sospetto’.

La discussione entra nel vivo del governo: perché se il prestito è consentito dal decreto Liquidità, presto il ministro Gualtieri dovrà scrivere un decreto ministeriale ad hoc per autorizzarlo.

Intanto il Pd è costretto a dire cose di buonsenso e un po’ di sinistra per difendere il vicesegretario. «Nelle politiche di incentivi e prestiti con garanzia statale alle imprese e ai grandi gruppi industriali deve essere determinante la finalità di utilizzo delle risorse per a stabilizzare l’occupazione in Italia e a non delocalizzare» dice Nicola Zingaretti, «Molte volte gli accordi sono stati disattesi». Le garanzie, aggiunge Delrio, non le «chiediamo noi ma la legge». Gli fanno eco Bettini, Martina e Romano. Il ministro Provenzano cita l’ex capo del centrosinistra: «Prodi si è recentemente espresso con preoccupazione riguardo l’intera vicenda ricordando che Fca non è più una impresa italiana» e che «è legittimo finanziarla ma occorrono garanzie». Con Orlando si schiera anche una coppia inedita, Crimi e Calenda. L’ex ministro, non collocabile fra gli ’statalisti’, aggiunge un tassello: «Non puoi godere di prestiti garantiti dal tuo paese e pagare le tasse in un altro». E ancora: «Benissimo il prestito, ma poi non distribuisci 5,5 miliardi ai tuoi azionisti all’estero». In effetti la distribuzione dei dividendi sarà sospesa, ma per un anno. Con Orlando anche il segretario Cgil Landini: «Tutti i prestiti alle imprese devono avere delle condizionalità precise: che non ci siano delocalizzazioni, che vengano garantiti i livelli occupazionali, che non si chiudano stabilimenti». E la segretaria Cisl Furlan: «È necessaria la verifica puntuale che le risorse siano utilizzate esclusivamente per gli investimenti produttivi nel nostro Paese».

Renzi invece attacca: «Evocare i ‘poteri forti’ e gli ‘interessi dei padroni’ è ridicolo». Controreplica di Orlando: «Nessuno ha parlato né di padroni né di poteri forti bensì di sedi legali e fiscali, garanzie degli investimenti e dei livelli occupazionali e interessi, legittimi, in gioco».