Anshel Pfeffer, tra le firme più note di Haaretz, scrive che Naftali Bennett è: un politico astuto e non solo un ideologo di destra, è un nazionalista ebreo ma non proprio dogmatico, è un po’ religioso ma non devoto, è un sostenitore della Terra d’Israele ma non un colono. In realtà Bennett è più dogmatico e religioso di quanto non sostenga Pfeffer. Il suo acceso nazionalismo si fonda sull’idea che tutta la Palestina storica sia parte di Eretz Israel, la biblica Terra di Israele, e pertanto i palestinesi non potranno mai godere di sovranità, anche solo su una piccola porzione di essa. E sebbene non sia formalmente un colono – vive a Raanana e non nella Cisgiordania palestinese occupata – è stato un importante leader dei settler israeliani. Ciò spiega l’esitazione dei coloni a criticare apertamente la sua scelta di mandare all’opposizione il capo della destra Benyamin Netanyahu e di allearsi con il centrista Yair Lapid.

Naftali Bennett è un garante della destra nazionalista e religiosa. Incarna la figura del militare con mitra e Torah nelle mani che si sta sostituendo nelle forze armate al soldato laico un tempo legato ai Laburisti o proveniente dai kibbutz. Oltre a essere un uomo d’affari, divenuto milionario, e un esponente della destra radicale, il premier israeliano è stato un membro delle unità di commando dell’esercito che ha ammesso di aver ucciso «molti arabi» in operazioni dietro le linee nemiche. Durante la Seconda Intifada ha partecipato all’Operazione Scudo Difensivo in Cisgiordania. In un caso, alla fine degli anni ’90, durante l’Operazione Grapes of Wrath, alla guida di 67 uomini dell’unità Maglan, nel sud del Libano, Bennett finì sotto il fuoco di Hezbollah e chiese la copertura dell’artiglieria. I cannoni martellarono l’area e colpirono una base dell’Onu a Qana uccidendo 106 sfollati libanesi. Due giornalisti, Yigal Sarna e Raviv Drucker, sostennero che il massacro indirettamente era stato il risultato di errori commessi da Bennett che avrebbe cambiato i piani operativi senza coordinarsi con i suoi superiori che non riteneva abbastanza risoluti.