In principio erano gli invertiti. I depravati. I pederasti. «Molestatori di bambini e corruttori di giovani», come cantava Tim Robinson nella sua «Glad to be gay», inno del movimento omosessuale britannico negli anni ’70, cogliendo in pieno il leit motiv di una campagna di delegittimazione che nei confronti degli omosessuali si è andata dispiegando lungo i decenni con inesauribile pervicacia.
Una campagna di delegittimazione efficacemente costruita intorno alla figura dei bambini, che nell’immaginario collettivo rappresentano l’emblema di tutto ciò che è indifeso, corruttibile, bisognoso di tutela e protezione da parte della «gente perbene».
Senonché, malgrado i più ostinati tentativi di fermarlo, il tempo passa. E la narrazione degli omosessuali come biechi molestatori di infanti mostra, inevitabilmente, tutti i suoi limiti: al punto da restare buona soltanto per un Sallusti qualsiasi, che ancora nel 2016 si ostina a riproporre, si direbbe perfino con una punta di commovente ingenuità, l’equivalenza tra gay e pedofili.
La vena aurea della falsificazione costruita sul rapporto tra omosessuali e bambini, tuttavia, sembra essere inesauribile, al punto da dare vita, ai giorni nostri, a un’altra notevole mistificazione, che nel nostro paese è stata costruita intorno al tema della «stepchild adoption»: vale a dire il meccanismo, previsto dal ddl Cirinnà, per cui al genitore non biologico è consentito adottare il figlio, naturale o adottivo, del partner.
Ebbene, i detrattori delle unioni gay sostengono che l’introduzione di tale istituto nel nostro ordinamento provocherebbe seduta stante un gigantesco incremento delle cosiddette gravidanze surrogate – meglio conosciute con la locuzione «utero in affitto»- effettuate all’estero, spalancando la porta a un dilagante quanto intollerabile «mercimonio» di bambini.
Affermazione, a ben guardare, assai discutibile: se è vero, com’è vero, che chi intende ricorrere a quella pratica nei paesi in cui essa è consentita può già farlo oggi, senza alcun ostacolo, per poi allevare il bambino insieme a chi preferisce e indipendentemente dal suo sesso; e che la possibilità per il partner di adottarlo non giustificherebbe, da sola, il massiccio incremento che il fronte fondamentalista paventa, brandendolo come se si trattasse di una vera e propria emergenza nazionale.
Poco importa. Perché quando si tratta di delegittimazione la logica è notoriamente marginale. Quello che conta è l’evocazione, il messaggio subliminale, l’associazione di idee: strumenti di propaganda tanto più efficaci quanto più ripetuti con instancabile regolarità, fino ad assurgere al rango di mantra dei quali si finisce per percepire solo il suono, perdendo completamente di vista il loro contenuto.
Così, come per magia, il gioco è fatto: da molestatori di bambini gli omosessuali diventano quelli che i bambini li comprano. Li mercificano. Quasi li rubano, si potrebbe azzardare, il che ricorda molto da vicino un’altra mistificazione odiosa, quella posta in essere storicamente ai danni dei rom.
Questo, probabilmente, è il dato più rilevante della levata di scudi contro il ddl Cirinnà cui stiamo assistendo in questi giorni: una nuova, del tutto inedita e a suo modo geniale, campagna di delegittimazione nei confronti degli omosessuali.
Il fatto che, ancora una volta, ci siano di mezzo i bambini mi pare tutt’altro che casuale.

* Direzione Nazionale di Radicali
Italiani.