Un’occasione persa. Questo è stata la XVII legislatura repubblicana in tema di droghe. Nonostante la Corte costituzionale, che su nostra sollecitazione ha giudicato illegittima la legge Fini-Giovanardi. Nonostante l’ampia adesione parlamentare a una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis e un’analoga iniziativa popolare che ha raccolto più di cinquantamila firme di cittadine e cittadini italiani. Nonostante gli impegni presi dal ministro Andrea Orlando all’Assemblea dell’Onu.

Nonostante tutto ciò, nonostante autorevoli prese di posizione della magistratura e della cultura, e nonostante le continue sollecitazioni internazionali a un cambio di rotta, dagli Stati uniti al Canada, in questi quattro anni, in Italia, la politica sulle droghe non è cambiata.

Il massimo sforzo di innovazione, paradossalmente affidato alla giurisprudenza costituzionale, è stato assorbito con qualche ritocco alla vecchia legge Iervolino-Vassalli, cui si deve l’impianto punitivo della normativa vigente.

La partita riprenderà nella prossima legislatura, sotto la pressione di un nuovo incremento della popolazione detenuta, in gran parte determinato – ancora una volta – dalla criminalizzazione dei consumatori e della detenzione di sostanze stupefacenti, come in questo libro bianco dimostriamo.

Sì, perché il carcere che ritorna è il solito carcere alimentato dalla legge sulla droga e affollato di persone che pagano lo scotto dell’uso di droghe.

Ci rivolgeremo a tutte le forze politiche affinché abbiano il coraggio in campagna elettorale di prendere impegni per la legalizzazione della cannabis e contro la criminalizzazione dei consumatori di sostanze stupefacenti e finalmente per una politica di riduzione del danno fondata sulla soggettività dei consumatori.

E riporteremo in Parlamento le nostre proposte per la depenalizzazione della detenzione di droghe e la regolamentazione legale della vendita e della coltivazione della cannabis.

Intanto, però, bisogna mettere a frutto questi mesi che ci separano dalla fine della legislatura, per esempio acquisendo tutte le informazioni necessarie sul funzionamento della legislazione.

Noi, come sempre, facciamo la nostra parte con il Libro bianco, ma il governo non se la può cavare con una Relazione annuale finalmente presentata in termini accettabili. No, al governo spetta la responsabilità di convocare la Conferenza nazionale prevista dall’articolo 1, comma 15, del testo unico sulle sostanze stupefacenti.

Secondo la legge, la Conferenza nazionale deve essere convocata ogni tre anni dal presidente del consiglio «anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione» dettate dall’esperienza applicativa.

A otto anni dalla sua ultima maldestra messa in scena a Trieste ad opera della strana coppia Giovanardi-Serpelloni, a diciassette anni dall’ultima Conferenza nazionale degna di questo nome – nella Genova di don Gallo, nell’autunno del 2000 – non è arrivato il momento di tornare a discutere e definire linee di intervento per la prossima legislatura?

Perché la domanda non suoni retorica, la Società della Ragione, Forum Droghe e l’associazione Luca Coscioni hanno promosso una diffida formale alla Presidenza del consiglio per una messa in mora e per una spinta ad adempiere a un dovere.