Il gas congelato, tra la geopolitica della nuova Guerra fredda, la bolla del mercato sempre meno libero e concorrenziale, la svolta ecologica ancora in alto mare, e il caro-vita dei tedeschi schiacciati tra maxi-bollette e lo storico incubo dell’inflazione.

Piomba esattamente dentro questa cornice il clamoroso stop al Nord Stream 2 annunciato ieri dalla Bundesnetzagentur, l’Agenzia federale per le reti energetiche, delegata al via libera tecnico alla pipeline russo-tedesca controllata dal colosso Gazprom.

«ABBIAMO temporaneamente sospeso le procedure di certificazione della società Nord Stream Ag perché l’autorizzazione può essere presa in considerazione solo se il gestore è inquadrato secondo il diritto tedesco», è la nota ufficiale dell’ente controllore trasmessa ieri mattina prima al ministero dell’Economia e poi alla Commissione Ue.

In pratica la Bundesnetzagentur non accetta che «Nord Stream Ag con sede a Zugo in Svizzera, ha scelto di non convertire la società esistente preferendo creare una filiale di diritto tedesco per gestire la parte di gasdotto presente in Germania. Ma questa filiale deve soddisfare i requisiti imposti dalla legge sull’industria energetica e quindi la certificazione rimarrà in sospeso finché il trasferimento di beni e personale alla filiale non si sarà concluso e si potrà verificare la sua documentazione come nuovo richiedente».

Festeggiano per primi i Verdi, da sempre oppositori del Nord Stream 2 per motivi ecologici e politici: «Ottima decisione. Gazprom vorrebbe pagare meno tasse in Svizzera invece che in Germania e in più continua a non prendere sul serio la legislazione tedesca ed europea. E poiché il gasdotto non è affatto necessario ecco che Gazprom e Gerhard Schröder (ex cancelliere Spd ora nel Cda di Nord Stream Ag, ndr) vogliono imbrogliare», riassume il vice leader dei Grünen, Oliver Krischer.

UN’AUTENTICA DOCCIA fredda per il colosso energetico statale russo: con la creazione della succursale tedesca della svizzera Nord Stream Ag, Gazprom aveva provato ad aggirare le regole Ue che impongono la separazione giuridica tra produttori di gas e società di gestione delle infrastrutture per il trasporto.

Ma è anche un vero e proprio choc per il mercato energetico europeo come prova il «rinculo» del Ttf, punto di scambio virtuale per il gas in Olanda e indice di riferimento per i contratti del settore: immediatamente dopo la decisione della Bundesnetzagentur ha registrato l’impennata del prezzo del combustibile fino a 88 euro per Megawattora, ovvero la crescita dell’11%.

IN BUONA SOSTANZA fuori dalla Germania gli unici soddisfatti dello stop al Nord Stream 2 sono Polonia e Stati uniti, massimi oppositori del gasdotto considerato «cavallo di Troia» di Vladimir Putin in Europa. Ma celebra il congelamento anche il governo di Kiev che con l’entrata in funzione della pipeline russo-tedesca perderà la sua più potente arma contro Mosca: il controllo dei rubinetti del gas non più passanti per il suolo ucraino.

Mentre il governo Merkel minimizza la portata del blocco che a Berlino considerano un mero problema tecnico: «La decisione dell’Agenzia per le reti è corretta ma non riguarda i problemi della sicurezza nazionale né la nostra politica di approvvigionamento del gas. Si tratta solamente di una sospensione temporanea dovuta a motivi procedurali», precisa il portavoce del ministero dell’Economia guidato dal fedelissimo di Merkel, Peter Altmeier.

A confermarlo è la stessa Bundesnetzagentur assicurando che se Nord Stream Ag a breve si metterà in regola «potremmo continuare l’esame dei suoi requisiti entro i quattro mesi previsti dalla legge e poi preparare la bozza di decisione sul gasdotto da inviare alla Commissione Ue per il suo parere finale».

NELL’ATTESA DI RISOLVERE la grana tecnica si profila la mega mazzata sulle famiglie tedesche, già alle prese con l’aumento di tutte le materie prime e l’inflazione che ha toccato il 4,1%. Gli esperti di energia segnalano come il maxi-rincaro del gas – con o senza il raddoppio del Nord Stream – abbia già raggiunto la stratosferica quota del 171% in più rispetto allo scorso autunno.

Secondo l’analisi di Check24 che ha messo a confronto l’offerta di 185 fornitori, si traduce in media in quasi 320 euro di spesa supplementare per gli utenti rispetto al 2020, con il gas passato da 14 euro per Megawattora dello scorso novembre ai quasi 95 attuali: un balzo in avanti del 563%. Senza considerare la Borsa dove il costo del gas naturale liquido in dodici mesi è quadruplicato.

Non aiutano poi i pessimi risultati dei campi eolici sul mare del Nord: a causa del poco vento quest’anno il combustibile più usato nel mix energetico della Germania è il carbone. Esattamente come ai tempi della Ddr.