Per il presidente Pedro Castillo la strada è apparsa fin da subito in ripida salita. Prima le inverosimili accuse di brogli da parte di Keiko Fujimori, degna figlia del padre dittatore, poi, alla nascita del governo, gli attacchi a raffica contro alcuni ministri (quello degli Esteri Béjar e quello degli Interni Maraví, costretti entrambi a rinunciare) e contro il premier Bellido, le cui dimissioni hanno portato alla caduta del governo. Quindi, anche dopo la formazione di un gabinetto più moderato e conciliante, presieduto da una rappresentante di una forza esterna alla coalizione di governo – l’avvocata ambientalista del Frente Amplio Mirtha Vásquez – altre minacce di censura contro i ministri più schierati a sinistra.

MA CHE CASTILLO non abbia alcuna chance di governare come in qualsiasi paese democratico è emerso, in maniera lampante, con la rivelazione dei contenuti di una chat su Whatsapp – la Cofradía (confraternita) del Pisco (un distillato di uva prodotto nel paese) – costituita da un gruppo di imprenditori legati alla Sociedad Nacional de Industrias (Sni) e impegnati a complottare con un unico fine: liberare il paese dal comunismo.

TRA UNA BEVUTA e l’altra in club e ristoranti, gli imprenditori, tra cui i dirigenti della Sni Magali Simon e Bruno Alecchi e l’ex ministro del turismo del governo di Alan García José Luis Silva Martinot, mettevano a punto strategie per destabilizzare il governo, accordandosi per esempio sul finanziamento di uno sciopero dei trasporti previsto per l’8 novembre e destinato a paralizzare il paese («l’Idea era farlo prima – scrive Martinot – ma meglio l’8 che mai»).
Per tutti, lo scopo è la «vacancia» (cioè l’impeachment) del comunista Castillo, come sostiene esplicitamente nella chat Magali Simon, salutando la caduta dell’«insopportabile» Bellido e del «terrorista» Maraví, ma aggiungendo che «il tema dell’impeachment deve andare avanti».

Al Congresso, tuttavia, le forze conservatrici sembrano agire in maniera più efficace e spedita. Non a caso, quasi nello stesso momento in cui il complotto degli imprenditori veniva reso pubblico dal portale El Foco, l’opposizione, che controlla il parlamento, ha approvato una legge chiaramente incostituzionale che interviene a gamba tesa sulla questione dei delicati equilibri di potere tra esecutivo e congresso a tutto vantaggio di quest’ultimo.
Respingendo la proposta della nuova premier di un dibattito ampio e plurale tra le forze politiche, e infischiandosene dei rilievi critici presentati da Castillo, che aveva rinviato il provvedimento al Congresso, le destre hanno infatti provveduto martedì ad approvare – con 79 voti a favore, 43 contro e 3 astensioni – la legge che limita pesantemente il ricorso alla fiducia parlamentare da parte del presidente, a cui l’attuale Costituzione riconosce il diritto di dissolvere il Congresso (convocando nuove elezioni legislative), nel caso in cui questo neghi la fiducia a due distinti governi all’interno della stessa legislatura.

UNA LEGGE che, con ciò, spiana il terreno non solo all’ostruzionismo e alle mozioni di censura ma alla stessa «vacancia» per “incapacità morale”, vaghissima figura costituzionale che permette di destituire qualunque presidente senza altra giustificazione che quella di contare su 87 voti.
E se la premier Mirtha Vásquez ha già impugnato la legge di fronte alla Corte costituzionale, in attesa – prevedibilmente lunga – che questa si pronunci, il provvedimento approvato resta comunque in vigore. E con esso il rischio sempre più reale, malgrado i voti ancora mancanti, di un golpe bianco contro Castillo.