I ghiacciai si sciolgono sempre più rapidamente: nuovi studi pubblicati ieri mettono in evidenza l’accelerazione nello scioglimento dei ghiacciai sul pianeta Terra. Il primo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature e mostra, a partire da dati satellitari, come dal 1992 ad oggi la Groenlandia abbia perso 3.800 miliardi di tonnellate di ghiaccio, sufficienti a far salire il livello medio degli oceani di oltre 1 centimetro. Negli ultimi anni, si legge nell’articolo scientifico, lo scioglimento della copertura di ghiacci della Groenlandia è stato il maggior contributore all’innalzamento del livello globale dei mari. Basandosi sui dati raccolti dal 1992 al 2018, il lavoro di ricerca, che ha coinvolto 89 ricercatori di 50 centri in tutto il mondo (fra loro anche l’Ingv italiano) evidenzia che nell’ultimo decennio il tasso di riduzione dei ghiacci è aumentato. Se si continua così, alla fine del secolo 40 milioni di persone saranno a rischio per le inondazioni dovute all’innalzamento dei mari.

Sempre ieri sono stati resi pubblici i risultati di uno studio condotto fra il 2004 ed il 2015 sul ghiacciaio della Marmolada, nelle Dolomiti, da un gruppo di ricercatori del Cnr, delle Università di Genova e Trieste, dell’Università gallese di Aberystwyth e dall’Arpa Veneto: in soli dieci anni il volume di questo ghiacciaio alpino si è ridotto del 30% rispetto al passato. Se il tasso di riduzione restasse sui livelli attuali, ed è lo scenario più probabile vista la tendenza all’aumento della temperatura media, il ghiacciaio della Marmolada potrebbe non esistere più fra trent’anni. Questi dati arrivano a pochi mesi da un’estate in cui l’attenzione sui ghiacciai alpini (e non solo alpini) è cresciuta particolarmente per il forte decremento di volume che ha creato localmente anche situazioni di pericolo, come accaduto a settembre presso il Monte Bianco.

Un recente rapporto Onu sul clima indica che entro il XXI secolo, i ghiacciai montani di tutto il pianeta potrebbero scomparire quasi del tutto. Gli effetti non saranno solo un innalzamento consistente del livello marino, ma anche sconvolgimento degli ecosistemi, perdita di portata dei fiumi e un grave problema di approvvigionamento idrico.

Mentre uscivano questi nuovi studi, in una giornata di fitta nebbia si svolgeva a Madrid la decima giornata della Cop25. Siamo ormai in dirittura d’arrivo, la conferenza si chiude domani, ma a livello decisionale non ci sono ancora risposte. È stato il giorno in cui il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha cercato di diffondere un po’ di ottimismo affermando che «c’è ancora tempo perché la Cop25 raggiunga risultati importanti nella lotta ai cambiamenti climatici», in particolare nella regolazione dei mercati di carbonio. L’astronauta Luca Parmitano è intervenuto alla conferenza in collegamento video dallo spazio, chiedendo misure immediate per salvare «l’unico pianeta che abbiamo» e il ministro italiano dell’ambiente Sergio Costa ha preso parte, nel padiglione italiano, alla presentazione di un rapporto su come le maggiori aziende, città e regioni italiane stanno affrontando il cambiamento climatico. Ma è stata nuovamente Greta Thunberg a prendersi i titoli dei giornali, con un intervento nella sala più grande, quella delle plenarie. «Restano le frasi, ma nessuno ricorda i dati» ha detto l’attivista svedese rivolta alle centinaia di persone in platea, invitando ancora una volta ad ascoltare la scienza. «Fra solo tre settimane inizierà un nuovo decennio, che definirà il nostro futuro», ha aggiunto. «È importante non superare la soglia di innalzamento di 1,5°C della temperatura globale». E poi un riferimento caro al movimento Fridays for Future, che in questi giorni partecipa al contro vertice dei movimenti con associazioni e organizzazioni internazionali: «i paesi ricchi devono essere i primi a fare la propria parte nella lotta contro l’emergenza climatica ed arrivare a emissioni zero».

L’intervento di Greta Thunberg è arrivato nello stesso giorno in cui la rivista Time gli ha dedicato la copertina come persona dell’anno. La copertina, riservata dal 1927 alle personalità più influenti, mostra una foto della sedicenne svedese in piedi su uno scoglio battuto dalle onde, con il suo nome accompagnato dalla frase: «Il potere della gioventù».