Il «cittadinanza show» di Salvini in gelateria
Governo Al Viminale i 5 studenti della scuola media di Crema. Il ministro attacca chi ha «usato» i ragazzi e ostenta discrezione: ma li porta a spasso vicino Montecitorio
Governo Al Viminale i 5 studenti della scuola media di Crema. Il ministro attacca chi ha «usato» i ragazzi e ostenta discrezione: ma li porta a spasso vicino Montecitorio
«Accolgo i suggerimenti di tutti ma in questo caso mi sono convinto da solo prendendo il tempo dovuto, per non fare iniziative a capocchia»: Matteo Salvini ha rimesso in un angolo l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, e ieri si è ripreso la scena ospitando al Viminale i cinque ragazzi protagonisti del salvataggio dei loro compagni sullo scuolabus a San Donato Milanese. Niente moral suasion a 5 stelle, quindi, solo il ministro dell’Interno che fa e disfa. Ospiti speciali Rami e Adam ai quali il leader della Lega ha deciso di non bloccare più l’iter per avere la cittadinanza. Ma Salvini ci tiene a specificare: «Sarà concessa solo a loro due, con una fattispecie particolare, senza coinvolgere altre persone. Abbiamo svolto approfondimenti sul percorso da fare perché questi ragazzi possano diventare italiani senza alcuna variazione della legge sulla cittadinanza».
Su un punto Salvini è chiarissimo: no a strumentalizzare la storia dei ragazzi-eroi. Così, per non strumentalizzarla, li ha portati in una famosa gelateria del centro di Roma, a due passi da Montecitorio, proprio per essere sicuro non dare nell’occhio. Ma il caso beffardo ha voluto che fossero notati. Ai cronisti il ministro ha detto: «Posso avere la possibilità di offrire un gelato? È una passeggiata privata». Nonostante la debita distanza, si è potuto lo stesso documentare l’arrivo dei fan in posa per i selfie con Salvini. La passeggiata ha offerto anche la possibilità di scansare il vertice a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte sul dl Crescita. Ai cronisti, che proprio non voleva, ha spiegato: «C’è chi sta presiedendo benissimo al posto mio». E poi rivolto alla studentessa del gruppo dei cinque: «Lei è l’unica ragazza in questa mandria di pazzi». Per poi congedarsi: «Abbiamo i cronisti alle costole meglio che ci salutiamo qui. Mi raccomando, fate i bravi e in bocca a lupo».
Il quadretto edificante ha offerto l’occasione per rassicurare i follower sui social, che gli hanno dato del «buonista» per il via libera all’iter per Rami e Adam: «La legge italiana sulla concessione della cittadinanza va bene, non ha alcun bisogno di essere cambiata. Sono state 140mila le nuove cittadinanze concesse negli ultimi mesi». Per poi sottolineare: «Qui non c’è nessun diritto negato ma un dibattito politico che ha stancato gli italiani. A 18 anni devi scegliere se diventare cittadino italiano e questo è già previsto dalla legge. Mi pare più un problema degli adulti riversato sui bambini». Un Salvini soddisfatto per aver capitalizzato altra visibilità conclude: «Questo caso è stato utilizzato per fare audience e come una bandiera politica da chi non è qui adesso».
A chi gli chiede se i ragazzi non siano stati strumentalizzati, replica: «Personalmente non uso ragazzini di 13 anni per fare battaglie politiche». Quindi tutto dimenticato. Dimenticato di aver attaccato Rami con «vuole lo Ius soli? Si faccia eleggere» oppure di aver gettato la storia del padre in pasto alla stampa senza possibilità di contraddittorio. Nessun sussulto neppure per aver introdotto diritti variabili all’interno di una stessa scuola con ragazzi italiani italiani; italiani eroi con la cittadinanza e italiani senza che dovranno rinnovare i documenti ogni anno e, ad esempio, non potranno fare richiesta del patentino o andare in gita all’estero. Il ministro dà, il ministro nega, la legge va bene com’è.
A ribadire la posizione della Lega il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana: «È stata strumentalmente introdotta la questione dello Ius soli dopo quanto accaduto sul bus a San Donato. Ma lo Ius soli è nato per quei paesi che avevano un grande impero o per i paesi che dovevano essere riempiti, come l’Australia. L’Italia non deve diventare un luogo dove far nascere i figli, la cittadinanza è un valore che si deve dimostrare di meritare». Una linea politica contestata dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: «Nella decisione di concedere la cittadinanza c’è una contraddizione: le concessioni non sono diritti. Bisogna riconoscere il diritto ai nati in Italia o devono essere tutti eroi per avere la cittadinanza italiana?».
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