Le proteste nei porti genovesi non sono mai cessate in questi anni, guidate dai portuali che di caricare armi dirette in Arabia saudita e probabilmente impiegate in Yemen non hanno intenzione. Eppure i transiti della nave Bahri Yanbu e della gemella Bahri Abha non si sono mai fermati.

Un altro arrivo è previsto domani, 10 gennaio, stavolta a La Spezia. La nave-cargo, della compagnia saudita Bahri, è parte della flotta pendolare che da anni fa la spola tra scali statunitensi e sauditi, carica di veicoli blindati, carri armati, strumentazioni dual use. Li carica anche in Italia, come dimostrano le denunce delle associazioni dei camalli liguri, in testa il Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali).

Le foto pubblicate dal Calp nel 2019 e scattate dentro la Bahri Yanbu ferma a Genova

La Bahri Yanbu, riporta in una nota Opal (Osservatorio permanente armi leggere) «è partita lo scorso 28 dicembre dal Dundalk Terminal del porto di Baltimora e stavolta arriverà direttamente nel porto della Spezia. Secondo le informazioni che abbiamo ricevuto, sta trasportando materiali militari imbarcati in alcuni porti degli Stati uniti che potrebbero essere destinati all’Arabia saudita e altre nazioni coinvolte nel conflitto in Yemen». A La Spezia, ci spiegano altre fonti, «dovrebbero caricare 40 casse, di cui non si conosce il contenuto».

Il timore è che siano altre armi. L’Autorità portuale fa sapere di aver chiesto conto al Terminal Container LSC «la possibile presenza di materiali di armamento, la cui esportazione, importazione e transito è regolata dalla legge n. 185/90». La risposta: «Tra il materiale che sarà imbarcato, non sussiste alcuna merce classificata fra quelle oggetto della disciplina di legge».

Non ci sarebbero armi, dunque. Ma non si esclude che ce ne siano già a bordo: anche il transito è proibito se quelle armi saranno dirette a scenari di guerra.