Il blocco degli affitti per i prossimi cinque anni a Berlino diventa legge. Dopo mesi di dibattito ieri la Camera dei deputati della Città-Stato ha approvato in via definitiva il piano contro la speculazione immobiliare che nell’ultimo decennio ha provocato l’impennata dei canoni in tutti i quartieri della capitale.

Un provvedimento storico: per la prima volta un Land della Repubblica federale impone un freno al “libero mercato” che sta sfrattando decine di migliaia di berlinesi non più nelle condizioni di pagare le mensilità dei contratti-capestro.

Ma «il blocco di Berlino» rappresenta anche la più significativa vittoria politica della maggioranza di Linke, Verdi e Spd dal 2013. I deputati rosso-verdi sono riusciti a piegare la tenace resistenza, tra i banchi del Parlamento come nei tribunali, di democristiani e liberali che bollano la legge come «un esproprio» minacciando il ricorso alla Corte suprema di Karlsruhe.

«Abitare è una necessità umana fondamentale. Se il mercato non la soddisfa allora interviene la politica. La casa a prezzi accessibili è un diritto» è la ratio alla base della legge riassunta dal deputato Linke, Harald Wolf. Da qui la decisione del governo guidato dal sindaco socialdemocratico Michael Müller di imporre il Mietendeckel (tetto agli affitti), che oltre a congelare gli attuali canoni fino al 2025 permette agli inquilini di pretenderne la riduzione se la cifra supera di oltre il 20% i nuovi massimali fissati nella norma.

IL PEGGIORE INCUBO per i proprietari: Jürgen Michael Schick, presidente della confederazione degli immobiliaristi tedeschi (Ivd), ieri ha denunciato «la giornata più nera per il mercato delle abitazioni a Berlino, che coincide con la rottura dello storico tabù dell’esproprio».

DEU Germany Deutschland Berlin Demonstration gegen MIeterhöhung und Gentrifizierung.Milieuschutzforderung.

Festeggiano, al contrario, gli oltre 20 mila berlinesi di movimenti e associazioni per la Casa che, ben prima dei partiti, alla fine dello scorso febbraio si sono mobilitati per fermare la «gentrificazione programmata» dagli imprenditori del mattone.

Hanno raccolto le firme necessarie al referendum contro la speculazione immobiliare sviluppata con la complicità dei proprietari dei lotti edificabili, che continuano a svendere i terreni a grandi imprese come Deutsche Wohnen Ag (gruppo Deutsche Bank), intestaria di oltre 65mila alloggi.

In difesa di questi interessi hanno alzato le barricate sia la Cdu che Fdp. Il leader locale dei liberali, Sebastian Czaja, ieri in Parlamento ha gridato al «populismo» del governo rosso-verde, mentre il capogruppo cristiano-democratico, Burkard Dregger si lamentava della legge che «punisce l’edilizia e non il mercato degli affitti».

Tuttavia, secondo il Dipartimento sviluppo urbano del Senato di Berlino «circa 340.000 nuclei familiari attualmente si trovano nella condizione di pagare un affitto così elevato da poter presentare la domanda di riduzione» del Mietendeckel. La previsione ufficiale dell’impatto del provvedimento è che da qui al 2025 almeno 68mila famiglie all’anno riusciranno effettivamente nell’impresa, inimmaginabile fino a ieri, di abbassare il canone.

PER I NUOVI CONTRATTI le tabelle limitano al minimo le oscillazioni del prezzo, in base alle condizioni, età dell’appartamento, zona di residenza, prevedendo anche gli sconti per chi vive in periferia.

Un modello tecnico oltre che politico, all’attenzione degli altri 15 Land tedeschi. Anche il tema di pubblica utilità per l’informazione, non più costretta alla propaganda sullo «scontro ideologico tra liberali e socialcomunisti» degli ultimi sei mesi.

Si stampano infatti le prime indicazioni tecniche. La Berliner Zeitung ricorda di fare attenzione perché «presentando la richiesta di riduzione a gennaio 2021 l’affitto verrà ridotto il mese successivo». Il segnale che d’ora in poi a Berlino si discuterà prevalentemente dei dettagli pratici. Da questo punto di vista l’Associazione inquilini di Berlino chiede già che la riduzione del canone possa avvenire prima che la macchina amministrativa statale sia pronta a recepire la legge sotto il profilo burocratico.

Eppure, più delle carte, bisognerà attendere la completa distribuzione dei fondi accantonati a copertura del provvedimento, stimati in circa 120 milioni di euro nei prossimi cinque anni. Oltre alla nuova modulistica e relativo adeguamento in Rete, peseranno i costi per il personale aggiuntivo necessario alla lavorazione delle domande previste e l’aumento dei sussidi per l’affitto.

NON SONO CIFRE dell’“esproprio comunista” paventato da conservatori e liberali, e nel bilancio in “rosso fisso” della capitale (coperto finanziariamente dagli altri Land nel nome del federalismo) è una briciola, di fronte ai 70 miliardi di euro destinati alla replica del vecchio castello prussiano o dal fiume di denaro inghiottito dall’infinita costruzione del nuovo aeroporto “Willy Brandt”.