Pablo Iglesias ieri è stato l’unico a prendere le distanze dai toni apocalittici della stampa e dell’establishment politico di Madrid e a difendere “le sfumature di grigio”: pur non essendo d’accordo con le decisioni del Parlament, ha difeso il diritto dei catalani di votare in un “referendum accordato e con garanzie”. E ha attaccato la vicepresidente del governo Rajoy, Soraya Sáenz de Santamaría, che aveva definito una “vergogna” quanto successo nella camera barcellonese: “Vergogna è aver usato il ministero degli interni per attaccare i partiti dell’opposizione e quelli catalani, proteggere i corrotti o mentire agli spagnoli dopo l’attentato dell’11 marzo 2003”, ha detto.

Nel frattempo, tutti guardano alla sindaca Colau: attaccata da tutti i fronti per la posizione trasversale sul referendum, ha fatto sapere di aver chiesto ai servizi giuridici del comune come fare per mettere a disposizione spazi per quella che considera la “mobilitazione” del 1 ottobre senza però mettere in pericolo né il comune, né i suoi funzionari.