Matteo Renzi ribadisce l’intenzione di «ricostruire in fretta, con la massima trasparenza», e rilancia il progetto «Casa Italia», non ancora definito, ma dai tempi più lunghi: «Richiederà anni, forse un paio di generazioni», spiega, ma il problema resta sempre quello, cioè dove reperire i soldi. Ieri è arrivato un primo stop da Bruxelles: potranno essere scorporate del deficit, fuori dal Patto di stabilità, solo le risorse utilizzate a breve per la ricostruzione, e non il piano più ambizioso di messa in sicurezza e prevenzione. E in serata il premier replica dai microfoni del Tg1: «All’Europa diciamo che quello che serve per questa cosa lo prendiamo, punto».

A parlare da Bruxelles è stata una portavoce della Commissione europea: sì alla flessibilità per le misure di ricostruzione ma «a breve termine», ha spiegato, aggiungendo che le attuali regole della Ue già prevedono la loro esclusione dal calcolo del deficit, «come già è stato fatto d’altra parte per i terremoti di Abruzzo ed Emilia Romagna».

«Sotto le attuali regole Ue – ha precisato la portavoce – ci sono modi per escludere i costi a breve termine in risposta alle catastrofi maggiori, che vengono considerati misure one-off esclusi dagli sforzi di bilancio quando si valuta il rispetto del Patto di stabilità». Sulla proposta «Casa Italia», più a lungo termine, la rappresentante ha aggiunto «non facciamo commenti su un Piano che non ci è arrivato». «L’Italia», ha concluso, «come tutti gli altri paesi dell’eurozona dovrà presentare la sua proposta di bilancio a ottobre».

Renzi in mattinata aveva rilanciato «Casa Italia» dalla consueta e-news: «L’idea iper razionalistica di chi in queste ore dice “rischio zero” è inattuabile – scrive il premier – Nessuno di noi potrà bloccare la natura, ma perché non cambiare mentalità e lavorare – tutti insieme – a un progetto che tenga più al riparo la nostra famiglia, la nostra casa? Questo è il senso del progetto Casa Italia». «È un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni. Ma il fatto che sia a lungo termine, non è un buon motivo per non iniziare subito».

Casa Italia, annuncia il presidente del consiglio, «sarà presentato nei prossimi giorni a tutti i soggetti interessati, ai professionisti, ai rappresentanti di comuni e regioni, ai sindacati e alle associazioni di categoria, agli ambientalisti e ai costruttori». La ricostruzione dovrà avvenire, aggiunge la e-news, nel modo «più saggio e più rapido», ma anche «più trasparente, con l’aiuto di strutture che abbiamo voluto con forza come l’Autorità Anti Corruzione» e «con la massima trasparenza online. Ogni centesimo di aiuti sarà verificabile».

Da Catania, dove si apre la festa nazionale del Pd, conferma l’intenzione di elaborare un «piano antisismico» nazionale il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: «Convocheremo enti locali, sindaci, esperti, per potere predisporre un piano antisismico adeguato come già abbiamo fatto in altri settori, penso al dissesto idrogeologico». Delrio porta l’esempio della città etnea: «Siamo preoccupati del fatto che a Catania l’80% delle scuole non è a norma. Abbiamo cominciato a mettere incentivi già nella scorsa legge di stabilità per chi ristruttura sismicamente. Gli edifici pubblici che ospitano i nostri ragazzi, come anche gli ospedali, devono essere assolutamente sicuri».

Il problema si pone ovviamente su più piani: ci vorranno investimenti pubblici per mettere a norma edifici come scuole e ospedali, mentre per le case e i beni dei privati non si potrà fare altro che disporre incentivi fiscali, sul modello del bonus energia (65% della somma rimborsata, nei successivi 10 anni, se si mette a norma). Ùn piano che ha visto diverse quantificazioni: le cifre minime (edifici pubblici e luoghi di massimo rischio) parlano di 36 miliardi di euro, ma se si punta a mettere seriamente tutta l’Italia al riparo dal rischio sismico si sale fino a 100 miliardi. Ovviamente in più anni, anche perché le leggi di Stabilità già contengono tante altre voci ormai praticamente incancellabili, dagli 80 euro al disinnesco delle clausole di salvaguardia, salvo perdita di consensi a breve termine.

Renzi in serata, lanciando il suo proclama di sfida alla Ue, ha spiegato che «Casa Italia» non riguarda strettamente e solo il rischio sismico, ma anche quello idrogeologico, e il settore energetico. Insomma, una sorta di toccasana che però, per il momento, continua a non avere fondi chiari.

Confedilizia ieri ha ribadito la necessità di «potenziare gli incentivi e renderli stabili, per almeno 10 anni», mentre Coldiretti ha calcolato che il 90% delle stalle è rimasto danneggiato nelle zone del sisma. Grave danno anche al turismo: Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs insieme a Confcommercio hanno spiegato che nelle province colpite «sono presenti circa 10 mila imprese del turismo che nel mese di agosto danno lavoro a più di 50 mila dipendenti accogliendo ogni anno 19 milioni di presenze turistiche, italiane e straniere». Le prenotazioni in tutta l’area sono ovviamente crollate.