«La cosa che ci preme di più è poter tornare in Ucraina per lavorare come abbiamo sempre fatto e che il nostro caso non diventi un precedente», hanno spiegato Andrea Sceresini e Alfredo Bosco ieri, nella sede romana della Stampa estera. «Essere stati in Donbass dalla parte separatista o in Russia non può rappresentare un discrimine per accettare o meno i giornalisti in territorio ucraino, anche perché non si tiene conto del fatto che molti dei colleghi che sono stati ‘dall’altro lato’ negli anni scorsi sono spesso stati critici contro il governo russo». INVITATI a parlare del caso mediatico che...