I Fridays for future (Fff) stanno organizzando in questi giorni la terza assemblea nazionale. Si terrà il 14 e 15 marzo. Stavolta, però, sono previste grandi novità. A differenza delle tradizionali liturgie dei movimenti, il luogo che ospiterà l’incontro non sarà una delle grandi metropoli della penisola, ma la cittadina sarda di Sassari. La scelta ha un significato simbolico e politico. «In Sardegna c’è un enorme piano di metanizzazione dell’isola di cui si sta discutendo proprio in questi mesi – afferma Lorenzo Tecleme, attivista dei Fff locali trapiantato a Bologna per studio – Intorno a esso si gioca il futuro della politica energetica nazionale. Si stima che produrrà un livello di emissioni più alto della Tav. Questa battaglia rischia di rimanere orfana e silenziata. Fare l’assemblea nazionale in Sardegna significa che i Fridays la prendono in carico».

CONTRO L’INFRASTRUTTURA si è schierato tutto il fronte ambientalista, dagli studenti al comitato No metano, e anche la sezione sarda dell’Isde (International Society of Doctors for environment). Questa organizzazione è preoccupata per le ricadute sanitarie dell’opera su un’isola già stressata dagli insediamenti industriali e da quelli militari.

IL TEMA DEL GAS FOSSILE come energia della transizione è al centro di un’aspra contesa tra movimenti ambientalisti e lobby del settore. Il rapporto Gas at a Crossroads, pubblicato a inizio del mese dal Global Energy Monitor, dimostra che i nuovi investimenti in infrastrutture per il trasporto di gas fossile pendono come una spada di Damocle su una effettiva transizione energetica. A fronte del sottoutilizzo delle reti per importare gas, del pesante impatto ambientale del metano e della durata degli impianti, i 117 nuovi miliardi di potenziali investimenti dei paesi europei (quasi il 10% italiani) sono di fatto incompatibili con l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050. Cioè con una delle rivendicazioni principali del movimento dei Fridays e delle più importanti organizzazioni ecologiste, oltreché una precondizione indicata dall’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) per provare a contenere il surriscaldamento del pianeta entro +1,5° rispetto all’era preindustriale.

OLTRE ALLA QUESTIONE del gas fossile, che sarà al centro della due giorni, altra novità riguarda la natura dell’incontro, che avrà anche un risvolto mediatico con inviti a ospiti illustri, partecipazione di attivisti dal resto d’Europa e azioni di protesta. L’assemblea nazionale servirà a preparare il quinto sciopero per il clima, in programma il 24 aprile prossimo. Si parlerà anche di come rispondere all’invito del ministro dell’ambiente Sergio Costa a passare «dalla protesta alla proposta» e partecipare alla Cop 26. La conferenza annuale dell’Onu sul clima si svolgerà a Londra, ma in Italia si terranno la pre-Cop e la Cop Youth, che dovrebbe coinvolgere i giovani. Infine, altro momento da preparare a Sassari sarà l’incontro globale dei Fridays previsto ad agosto a Torino, al quale prenderà parte anche Greta Thunberg.

«C’È UNA COSA molto bella che ci ha stupito – continua Tecleme – Tantissime associazioni e privati cittadini si sono offerti di sostenere l’organizzazione dell’evento. Qualcuno di cucinare i pasti, qualcun altro di ospitare gli attivisti. Un’agenzia di viaggi sta dando una mano a cercare i biglietti, mentre alcune strutture alberghiere apriranno le loro porte. La sensazione di urgenza rispetto alla catastrofe ambientale è forte. Questi fatti dimostrano che le persone sono molto più avanti di chi le governa».