Beppe Grillo mette il sigillo sulla svolta «tedesca» del Movimento 5 Stelle. Era bastata una riunione dei gruppi parlamentari pentastellati a far sorgere i primi dissensi, e le esternazioni di esponenti pentastellati di primo piano come Paola Taverna e Roberto Fico. Il che aveva costretto i grillini favorevoli all’accordo con Forza Italia e Pd sulla difensiva. Il garante e fondatore chiude il dibattito in corso e non lascia spazio a incertezze.

Il «modello tedesco» per Grillo è stato «votato a stragrande maggioranza dai nostri iscritti con oltre il 95 per cento delle preferenze». Dunque, i parlamentari devono «rispettare questo mandato». Poco importa che quella proposta, a causa delle liste bloccate implichi discrezionalità alle segreterie di partito.

PAOLA TAVERNA TIENE la bocca chiusa, rifiuta di commentare l’uscita del leader e dal tour elettorale pugliese si limita a produrre un post ecumenico sulla bandiera tricolore che unisce tutti. Anche se, dice sibillina, «possiamo non essere d’accordo su tante cose». Eppure, non più di ventiquattr’ore prima aveva definito l’ipotesi di accordo elettorale come un «mega-porcellum». Era stato più sfumato, ma nei fatti non meno critico, Roberto Fico, sostenendo che l’intesa sulla legge non era affatto chiusa.

Per Grillo è il contrario, grazie al plebiscito del voto on-line, al quale hanno partecipato un terzo degli iscritti registrati, i giochi sono fatti.

Diversi osservatori vicini al Movimento dicono: «Questa legge di tedesco ha soltanto lo sbarramento al 5 per cento». Grillo entra nei dettagli per spiegare che «le differenze sono dovute alle diversità dell’assetto costituzionale esistenti tra la Germania e l’Italia». «In Italia il numero dei parlamentari non può essere modificato – spiega Beppe Grillo – perché è fissato dalla Costituzione. Il ‘tedesco’ non prevede preferenze, ma prevede liste talmente corte da renderle superflue, che sono proprio quelle raccomandate dalla Corte costituzionale nella sua sentenza ammazza-Porcellum perché in grado di far riconoscere gli eletti agli elettori».

In ogni caso, il leader evoca ancora una volta il potere salvifico delle consultazioni, visto che «il Movimento 5 Stelle indirà le parlamentarie online che si svolgeranno su Rousseau». La consultazione sulla piattaforma controllata da Davide Casaleggio serve insomma a sanare gli eventuali difetti della legge.

IL RIFERIMENTO alla formazione delle liste non dev’essere casuale, perché è evidente che in molti parlamentari uscenti tacciono i loro dubbi davanti ai microfoni proprio per paura di perdere la possibilità di essere candidati. Tra le poche a esporsi, la senatrice Elisa Bulgarelli, che è in disaccordo coi vertici da tempo, in passato aveva osato persino invitare al boicottaggio del voto digitale sulle nuove regole e adesso rilancia su Facebook le parole di Roberto Fico. Non è più tempo di epurazioni, viste le cause legali e i possibili danni di immagine, ma al momento di comporre le liste dall’asse Milano-Genova pensano di regolare i conti.

Tra le righe, Beppe Grillo affronta anche la questione che tiene banco: il Movimento 5 Stelle sta indirettamente scegliendo di aprirsi a possibili alleanze? Se dovesse risultare primo partito e quindi ottenere l’incarico dal presidente della Repubblica, a chi chiederebbe i voti che mancano? «Il proporzionale tedesco non è il nostro modello ideale, ma è un sistema costituzionale che può diventare legge solo grazie a noi – dice Grillo – Come gli iscritti hanno deciso, stiamo cercando di inserire alcuni correttivi di governabilità che possano evitare il grande inciucio post elettorale. Correttivi che potrebbero permettere ad un solo partito di avere la maggioranza dei seggi in Parlamento raggiungendo circa il 40% dei voti».

LA REALTÀ È DIVERSA, lo sanno benissimo sia i tanti parlamentari spaesati, in mezzo al guado, che quelli che hanno deciso di esporsi per criticare la svolta. Lo sostiene esplicitamente il ricercatore Aldo Giannuli, che in tempi non sospetti era stato incaricato da Gianroberto Casaleggio di spiegare a senatori e deputati i diversi modelli elettorali. «Nel confusissimo dibattito sulla legge elettorale sono tutti angosciati dal problema della governabilità – sostiene Giannuli – scoprendo che con il modello tedesco nessuno ha la maggioranza, anzi non c’è neppure una coalizione che possa governare».

Giannuli ammette la possibilità che Movimento 5 Stelle e Lega possano avere la maggioranza alla Camera, ma esclude che da questa possa nascere un governo duraturo. E dunque? Il prof immagina una sorta di governo tecnico, sostenuto da larghe intese. «Darebbe quel paio di anni di tempo necessari a cambiare l’offerta politica, perché, se non lo si fosse capito, qui quello che non funziona, più che la legge elettorale, è l’offerta politica che quando non è impresentabile è ancora inadeguata».