«Se il buongiorno si vede dal mattino…». I proverbi hanno sempre un fondo di verità e la travolgente love story tra il Governo Meloni e i cacciatori ce lo sta dimostrando. La maggioranza uscita dalle elezioni del 25 settembre 2022 mise subito le cose in chiaro: a meno di tre mesi dall’insediamento del Parlamento, con un emendamento alla legge di bilancio 2023 aprì la strada, mascherandola da controllo faunistico, alla caccia tutto l’anno e senza distinzioni di specie anche in parchi, riserve e persino aree urbane, indebolendo al contempo l’Ispra, l’istituto nazionale di ricerca di cui si serve il Ministero dell’Ambiente per indirizzare la gestione faunistica.

E da allora è stato tutto un crescendo con la benedizione del ministro dell’agricoltura Lollobrigida e i silenzi del ministro dell’ambiente Pichetto Fratin: dal tentativo di svuotare il regolamento europeo che vieta l’utilizzo delle munizioni al piombo all’interno delle zone umide alla ricostituzione del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale sotto il controllo dalle associazioni venatorie, dalla modifica del processo amministrativo per ostacolare la richiesta di sospensione cautelare dei calendari venatori da parte delle associazioni ambientaliste alla decisione del Consiglio dei ministri di non impugnare la legge della Regione Lombardia sugli anelli per i richiami vivi, fino al tentativo di consentire la caccia ai sedicenni o al mancato inasprimento delle pene per chi uccide animali protetti.

In pratica non è passata settimana senza che non si registrasse un nuovo attacco alla tutela della fauna con le associazioni ambientaliste impegnate nei tribunali per cercare di arginare la deregultation venatoria. Nel frattempo, regioni e province autonome non sono state da meno: preaperture e prolungamenti della stagione venatoria hanno caratterizzato praticamente tutte le amministrazioni di qualsiasi orientamento politico, con la Provincia Autonoma di Trento che si è distinta contro gli orsi. Innumerevoli sono stati i tentativi del Presidente Fugatti di far abbattere gli orsi nel suo territorio, sempre bloccati dai ricorsi delle associazioni ambientaliste almeno fino al 6 febbraio scorso quando M90, un giovane orso di 2 anni e mezzo, è stato abbattuto a poche ore dal decreto del Presidente della Provincia così da impedire ai giudici di esprimersi sui ricorsi degli ambientalisti. E siamo arrivati a queste ultime settimane con la proposta del parlamentare Francesco Bruzzone della Lega. Una proposta di legge che, proseguendo nel solco di questo anno e mezzo di legislatura, punta a smantellare la Legge n. 157/92, la normativa che tutela (solo in parte, per la verità) la fauna italiana: in caso di approvazione, tutta la fauna sarebbe alla mercé delle doppiette sette giorni alla settimana (cancellando gli attuali due giorni di silenzio).

I calendari venatori non saranno più approvati dalle regioni con atto amministrativo – e quindi impugnabile davanti a Tar e Consiglio di Stato – ma con legge regionale della durata quinquennale così da renderli sostanzialmente intoccabili anche se illegittimi. Ma non basta, la proposta Bruzzone in generale riduce le già ridicole sanzioni previste, elimina la sospensione della licenza venatoria per chi esercita la caccia in periodo di divieto generale o nei fondi chiusi, impedisce i controlli per contrastare il traffico illecito di uccelli sfruttati come richiami vivi, cancella il divieto di caccia con l’impiego delle termocamere per uso notturno: una vera e propria manna per bracconieri, uno schiaffo all’Europa e alla nostra Costituzione, il cui articolo 9, riformato nel 2022, prevede la tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali.

Cosa grave che il Pd, principale partito di opposizione, sulla vicenda abbia dimostrato una posizione contraddittoria: pur avendo duramente criticato la proposta di Bruzzone, alcuni suoi rappresentanti in Commissione Agricoltura hanno poi presentato degli emendamenti che di fatto sostengono l’impostazione della proposta leghista. E poco importa che la proposta violi apertamente la normativa europea. L’Italia è abituata a rischiare le pesanti condanne delle procedure di infrazione comunitaria pur di tutelare gli interessi delle lobby della caccia e delle armi: delle 71 procedure di infrazione avviate contro in Italia, ben 17 riguardano la mancata tutela dell’ambiente e della natura. Solo pochi giorni fa Bruxelles ha inviato l’ennesima lettera di costituzione in mora all’Italia per il mancato rispetto della direttiva Uccelli , consentendo la caccia mascherata da controllo nelle aree protette e nei periodi di divieto, e del regolamento Reach nella parte in cui limita l’uso di munizioni contenenti piombo per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana.

* Responsabile Affari Legali e Istituzionali Wwf Italia