Gli ucraini potrebbero essere alle porte di Kherson. Soltanto questa prima frase basterebbe a riassumere le vicissitudini di una guerra che sfugge a ogni previsione. La città, infatti, era stata occupata durante la prima settimana di guerra e il Cremlino non ha mai nascosto la sua importanza strategica e simbolica.

DA UN LATO KHERSON permette di proteggere la Crimea e tiene gli ucraini lontani dal fiume Dnipro, snodo strategico e commerciale fondamentale per la conformazione geografica del territorio. Dall’altro è la prima città occupata dopo l’invasione. La sua conquista era stata presentata ai media russi come il preambolo di quella che sarebbe stata una cavalcata trionfale e, soprattutto, fulminea verso la riaffermazione dell’influenza di Mosca sul governo di Kiev.

Invece, non solo il campo ha smentito le aspirazioni russe a una «guerra lampo», ma addirittura a breve potremmo assistere all’ingresso dei soldati di Kiev nella parte occidentale di Kherson. Da almeno due settimane circolano report e testimonianze di evacuazioni verso i territori ucraini controllati più saldamente dalle forze di occupazione russe, o verso il territorio russo stesso. Ieri, tuttavia, sembra che sia iniziata l’evacuazione generale dalla parte ovest della città.

Fonti russe hanno dichiarato che lo spostamento dei residenti ucraini è volontario, ma in molti casi questi non hanno né altre vie di fuga né altra scelta. Anche perché le autorità russe hanno alimentato i timori di un attacco alla città, forse per convincere i residenti ad andarsene. I media statali russi hanno riferito che sono stati inviati sms ai telefoni cellulari dei civili nei quali lanciava l’allarme di un massiccio bombardamento imminente. La televisione di stato ha mostrato i residenti che si affollavano sulle rive del fiume Dnipro, molti con bambini piccoli, per attraversare con le barche verso est.

I PRIMI A SCAPPARE sono stati i «collaborazionisti». Fin dalla primavera in città si contano più di 8 attentati dinamitardi e agguati a personalità di spicco della nuova amministrazione filo-russa. In particolare gli ucraini passati al nemico sono stati gli obiettivi privilegiati di tali azioni. È logico pensare che se le forze di Kiev dovessero entrare a Kherson i primi obiettivi sarebbero proprio questi personaggi. I quali, d’altronde, saranno già lontani.

Inoltre, la proclamazione della legge marziale nei 4 territori occupati e separatisti d’Ucraina non ha fatto che accrescere i timori per le sorti di Kherson. Stando ad alcuni report pubblicati dopo il Consiglio di sicurezza nazionale russo di ieri, c’è anche chi teme che la legge marziale potrebbe presto essere estesa a tutto il territorio della Federazione russa.
Al momento sembra che una parte dei militari russi sia impegnata nel trasferimento di mezzi e armamenti sulla sponda orientale del Dnipro mentre un’altra stia già approntando le difese oltre il fiume.

DA SETTIMANE GLI ANALISTI internazionali si chiedevano il perché di una resistenza così disordinata da parte dei russi e il rischio che i quasi 15 mila uomini di stanza in città venissero presi in trappola sembrava aumentare progressivamente. Ora però, le modalità nelle quali questa riorganizzazione (che assomiglia più a una ritirata frettolosa) si sta svolgendo lasciano perplessi.

Probabilmente lo Stato maggiore russo spera che le acque profonde del Dnipro fermeranno l’avanzata ucraina e ha giudicato che in vista dell’inverno è meglio tenere le forze di Kiev a debita distanza. Il che ci fa temere per la sorte che potrebbe toccare alle due zone della città nell’eventualità in cui divenisse teatro di scontri continui d’artiglieria. Forse, la tattica del nuovo comandante in capo delle forze russe in Ucraina, Sergei Surovikin, potrebbe essere proprio questa: bombardare a tappeto la parte di Kherson riconquistata dagli ucraini per dimostrare che Mosca non permetterà ulteriori avanzate.

Intanto in Russia sembra che la «mobilitazione parziale» sia giunta al termine, probabilmente Putin conta sulle manovre autunnali per rinfoltire i ranghi dei reparti di stanza in Ucraina senza inimicarsi ulteriormente l’opinione pubblica interna. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha però chiarito che il decreto non è ancora stato firmato da Putin.
SECONDO L’AGENZIA RUSSA Tass, inoltre, ieri ci sarebbe stato un tentativo di incursione da parte delle forze speciali ucraine nell’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia neutralizzato dai militari di Mosca. Kiev, dal canto suo, parla di «ricostruzioni fantasiose» e «propaganda».