Gli studenti britannici sono scesi ancora una volta in piazza per rivendicare il diritto allo studio, sotto assalto come mai prima da parte del governo conservatore in carica. La manifestazione, organizzata inizialmente dai membri della National Campaign Against Fees and Cuts, ha finito per ricevere l’adesione di molte altre organizzazioni studentesche sulla scia delle tagli draconiani e degli aumenti insostenibili delle tasse universitarie dettati dall’agenda «austeritaria» dei Tories.

C’è stata qualche scaramuccia e qualche arresto, ma nel complesso nulla di comparabile ai ben più violenti scontri che ebbero luogo a Millbank nel 2010.

Il corteo, partito dal quartiere di Bloomsbury, ha attraversato una serie di luoghi emblematici della città, tra cui Trafalgar Square, Charing Cross e Westminster, per poi concentrarsi davanti al Department for Business Innovation and Skills, l’organismo responsabile del sistema universitario nazionale – dove c’è stato il confronto con la polizia – e poi sciogliersi davanti Scotland Yard.

A parte l’esorbitante aumento (triplicato dal 2010) delle tasse universitarie, si è protestato contro l’abolizione dei sussidi per gli studenti di fascia a basso reddito e quella dei visti per studenti stranieri, introdotta con la scusa del controllo dell’immigrazione clandestina.

Le prospettive attuali di un neolaureato in questo Paese sono a dire poco plumbee: in media, ci si ritrova con un fardello di circa 40.000 sterline (quasi 57.000 Euro) pro capite, che con gli interessi schizza a livelli esorbitanti: ripagare un debito simile significa portarselo dietro fino all’età pensionabile.

Le tasse sono di gran lunga le più care d’Europa, circa 9.000 sterline l’anno (13.000 Euro). Significa escludere dall’accesso all’istruzione universitaria chi proviene dalle famiglie meno abbienti, già duramente colpite dai tagli ai sussidi e dall’esorbitante aumento del mercato immobiliare, soprattutto a Londra.

La differenza nella protesta di mercoledì – differenza più che sostanziale – è che questa volta gli studenti hanno dalla loro il Labour di Corbyn e McDonnell.

Se nel 2010 Ed Miliband era riuscito a malapena a farfugliare qualcosa a favore della protesta, in modo da non scalfire la compattezza del partito nel suo sostanziale appoggio politico nei confronti dei tagli e dell’austerità, lo stesso ministro ombra delle finanze McDonnell ha parlato agli studenti prima della partenza del corteo. «La vostra generazione è stata tradita da questo governo con l’aumento delle tasse, l’eliminazione delle borse di studio e dei sussidi e dai tagli a tutto il settore dell’istruzione» ha detto agli studenti.

Ha poi ribadito che l’istruzione non è una merce che si compra e si vende quando in realtà dovrebbe essere un dono che una generazione trasmette a quella successiva. Esattamente il contrario di quanto avviene attualmente nel paese, dove i giovani si trovano enormemente penalizzati.

Anche Corbyn ha mandato un messaggio di solidarietà alla protesta prima di tornare all’attacco di David Cameron in occasione dell’incontro bisettimanale nel Prime Minister’s Questions.

Ma non sono solo gli studenti le vittime di quella che in effetti sembra sempre di più un assalto di questo governo al futuro delle nuove generazioni del paese. Sul fronte dei tagli alla sanità pubblica è in corso attualmente un braccio di ferro fra il ministro della sanità Jeremy Hunt e i giovani medici che prestano servizio negli ospedali, che già affrontano orari lunghissimi e sfibranti e per i quali si prospetta una retribuzione del tutto insufficiente.

Il dato saliente è comunque l’aumento massiccio della mobilitazione politica delle generazioni più giovani a fianco del Labour, mobilitazione che ha colmato il gap che da troppo tempo li teneva separati. Questo non è che l’inizio di un autunno caldo di protesta: la prossima manifestazione studentesca è già fissata per il prossimo 17 novembre.

protesta studenti londra foto  2 PA