Non sono state entusiaste le reazioni delle varie anime della comunità ebraica americana all’idea di Trump di spostare l’ambasciata americana in Israele, da Tel Aviv a Gerusalemme.

Il Jewish Reform Movement, nonostante si sia detto concorde con l’idea che Gerusalemme debba essere considerata israeliana e che Trump «abbia fatto la cosa giusta», l’ha anche accusato di ignoranza e di un processo decisionale «irresponsabile», mettendolo in guardia riguardo reazioni negative.

Il rabbino Rick Jacobs, presidente dell’Unione, ha affermato che gli ebrei riformati «non possono sostenere la sua decisione di cominciare a preparare questa mossa ora, in assenza di un piano globale per un processo di pace. La Casa bianca non dovrebbe indebolire questi sforzi prendendo decisioni unilaterali che quasi certamente esacerbereranno il conflitto».

Anche J Street, gruppo di avvocati ebrei liberal con sede negli Stati uniti, si è opposto allo spostamento dell’ambasciata. Il loro presidente, Jeremy Ben-Ami, ha affermato che «l’effetto di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme prima di un accordo negoziato sarà quello di far arrabbiare i principali alleati arabi, fomentare l’instabilità regionale e minare i nascenti sforzi diplomatici degli Usa per risolvere il conflitto. L’amministrazione Trump dovrebbe anche notare che solo una piccola minoranza di ebrei americani, solo il 20%, sostiene un trasferimento unilaterale dell’ambasciata».

Il gruppo dichiaratamente di sinistra Jewish Voice for Peace ha commentato la dichiarazione di Trump come «un’ammissione dell’annessione di Israele agli Usa». Rebecca Vilkomerson, direttore esecutivo di Jvp, ha dichiarato che «per 70 anni gli Stati uniti hanno dato a Israele l’approvazione tacita per rubare la terra palestinese, costruire insediamenti illegali ebraici e negare ai palestinesi, a Gerusalemme est e altrove, i loro diritti. La decisione di Trump porta queste politiche al livello successivo; ciò è imprudente, irresponsabile e mette in pericolo la vita di palestinesi e israeliani».

Il New Israel Fund, con sede negli Stati uniti, ha anche sollevato riserve sui potenziali pericoli che tali mosse potrebbero comportare per gli israeliani e gli ebrei nella diaspora. L’ad, Daniel Sokatch, ha affermato che «il presidente Trump non capisce cosa sia in gioco qui. Spostare l’ambasciata rischia di innescare un’esplosione di rabbia, frustrazione e disperazione come già esiste a Gerusalemme».