Avrà i poteri dell’autorità giudiziaria ma non la funzione giurisdizionale che è in capo alla magistratura, la Commissione monocamerale di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni istituita ieri dalla Camera con voto quasi unanime. In altre parole, potrà utilizzare gli stessi strumenti degli inquirenti – con le limitazioni imposte dal rispetto dell’inchiesta aperta dalla procura di Roma all’indomani del 3 febbraio 2016, quando sulla strada tra Il Cairo e Alessandria venne ritrovato il corpo quasi irriconoscibile del giovane ricercatore friulano – ma con la finalità di individuare non certo le responsabilità personali e penali, ma quelle politiche. Quelle cioè che il pm Sergio Colaiocco e il procuratore capo Giuseppe Pignatone – che tra un mese andrà onorevolmente in pensione – non hanno potuto indicare. Malgrado un lungo ed efficace lavoro di indagine, costantemente ostacolato dalle autorità egiziane.

DOPO LA DISCUSSIONE generale di lunedì tra i pochissimi deputati rimasti al lavoro nel lungo ponte festivo, i voti a favore della Commissione sono stati 379, mentre si sono astenuti solo 54 deputati di Forza Italia che avevano sostenuto un emendamento volto a focalizzare il campo di inchiesta sulle «possibili connessioni» tra la morte del ricercatore italiano e «l’attività di ricerca in ambito accademico effettuata dallo stesso». Ossia, sul ruolo dell’Università di Cambridge e della tutor di Giulio, la professoressa Maha Abdel Abdelrahman. Anche perché, spiega Pierantonio Zanettin, primo firmatario dell’emendamento di FI, «siamo preoccupati per una eventuale rottura di rapporti tra Italia ed Egitto che resta un baluardo essenziale contro il terrorismo fondamentalista».

Con la Lega, che aveva adottato una strategia ostruzionistica, invece l’accordo è arrivato riducendo il budget di spesa previsto (che nel testo base era fissato a 100 mila euro) e la durata del primo mandato (erano 18 mesi sia nella proposta di Erasmo Palazzotto, di Sinistra Italiana, che in quella di Sabrina De Carlo, M5S).

COSÌ, ALLA FINE, i venti deputati che faranno parte della nuova Commissione, designati dai gruppi parlamentari proporzionalmente al peso politico, avranno a disposizione un anno e 60 mila euro per «raccogliere tutti gli elementi utili per l’identificazione dei responsabili della morte di Giulio Regeni nonché delle circostanze del suo assassinio». E «verificare fatti, atti e condotte commissive e omissive che abbiano costituito o costituiscano ostacolo, ritardo o difficoltà per l’accertamento giurisdizionale delle responsabilità relative alla morte di Giulio Regeni, anche al fine di valutare eventuali iniziative normative per superare, nel caso di specie e per il futuro, simili impedimenti, nonché per incrementare i livelli di protezione delle persone impegnate in progetti di studio e di ricerca all’estero, in funzione di prevenzione dei rischi per la loro sicurezza e incolumità».

Al termine dei 12 mesi la Commissione, che potrà sempre riferire alla Camera «anche nel corso dei propri lavori, ove ne ravvisi la necessità o l’opportunità», dovrà presentare una relazione conclusiva. Che si spera possa essere più incisiva di quanto sia stato, per esempio, il rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi presieduta dall’allora senatore Ignazio Marino, che pure già nel marzo 2010 individuò – inutilmente, dal punto di vista delle conseguenze – la presenza di fratture recenti sulla schiena del cadavere del povero geometra romano.

«OGGI È UN GIORNO di festa perché questa Commissione ha un grande valore simbolico e politico – esulta invece Erasmo Palazzolo cercando di fugare ogni dubbio – Dopo anni di depistaggi e mistificazioni finalmente il Parlamento ha fatto un passo avanti verso la ricostruzione di una verità storica e politica su una delle pagine più tristi per il nostro Paese. Con la Commissione, l’Italia potrà individuare e indicare le responsabilità politiche, nonché i moventi e le circostanze del suo assassinio».

SULL’INCISIVITÀ del nuovo organismo non ha dubbi neppure il presidente della Camera, Roberto Fico, che si è detto «molto soddisfatto» per l’approvazione della pdl. «Oggi, dopo tre anni, dovrebbero esserci la verità, la giustizia e non la commissione di inchiesta, ma purtroppo, siccome non ci sono state, dobbiamo andare avanti e usare ogni strumento».

Contemporaneamente, ha assicurato Fico, «il governo e senz’altro anche il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio» si stanno occupando dell’eventuale interruzione degli scambi commerciali con l’Egitto se non ci saranno sviluppi giudiziari.

In ogni caso, per il presidente della Camera questo passo «è un messaggio a chi pensa che lo Stato italiano, il Parlamento italiano si dimentichino di Giulio Regeni. Invece andiamo avanti fino in fondo per ottenere la verità per un nostro ragazzo torturato e ucciso in Egitto».