«Non abbiamo né il pane né le rose»: Gianna Fracassi è la segretaria nazionale della Flc Cgil, l’unico tra i sindacati principali di categoria ad aver proclamato lo sciopero per la Giornata Internazionale della donna. «Abbiamo fatto una riflessione approfondita e abbiamo deciso di proclamare lo sciopero perché i mesi che abbiamo alle spalle hanno segnato uno spartiacque rispetto agli anni passati. Non mi riferisco soltanto alla partecipazione straordinaria del 25 novembre, legata purtroppo al femminicidio di Giulia Cecchettin, ma anche alla responsabilità che hanno i lavoratori e le lavoratrici che organizziamo: i nostri settori sono fondamentali per decostruire il modello patriarcale. Si deve ripartire dalla conoscenza per affermare modelli culturali diversi. Su questo volevamo mandare un messaggio politico forte, con i docenti in piazza accanto agli studenti. Ieri nel corteo di Roma ne ho visti tanti, è stato un bel segnale».

C’è stata una grande partecipazione di giovanissimi alle manifestazioni di ieri. La lotta alla violenza e al patriarcato sono centrali nel movimento studentesco.
Nelle vicende degli ultimi mesi c’è un tema che riguarda la relazione per le nuove generazioni e con le nuove generazioni. Sono vittime anch’esse di violenza, pensiamo agli stupri di Palermo o agli altri episodi di cronaca con protagonisti molto giovani, oppure ancora alle denunce di tante studentesse e lavoratrici che mettono in evidenza le logiche gerarchiche e sessiste nel mondo accademico. Il modello che viene loro proposto, a partire dal governo, è figlio di cultura patriarcale e autoritaria. E poi c’è l’idea che la relazione tra ragazzi e istituzioni debba essere solo di legge e ordine. Lo abbiamo visto nella repressione della manifestazione di Pisa, nell’inasprimento delle norme sulla condotta, nell’atteggiamento punitivo in generale di questo esecutivo che ha esordito con il decreto Rave.

Avete citato nella piattaforma di proclamazione dello sciopero anche la legge 194
Era necessario ribadire un diritto. Oggi l’Ivg non è pienamente esigibile a causa dell’obiezione altissima, alcune regioni non propongono neanche la Ru486. La maggioranza fa propaganda, c’è un’offensiva culturale su questo tema che non può essere negata.

Con il movimento di Non Una Di Meno c’è convergenza sulla questione economica
Un tema che ci accomuna è la rivendicazione della questione salariale per tutte le donne e la lotta contro la precarietà, che ha un’incidenza altissima nei nostri settori. Non solo nella scuola ma anche nella ricerca: dopo la fase di stabilizzazione degli anni scorsi, il precariato sta aumentando di nuovo. Questa bolla che si sta creando nel settore rischia di lasciare il Paese senza prospettiva e senza futuro. Anche su questo volevamo dare un segnale.

Un vecchio slogan diceva «Vogliamo il pane e anche le rose».
Oggi non abbiamo né il pane né le rose. La condizione di subordinazione e la scarsa libertà delle donne è determinata dalla mancanza di lavoro. I dati italiani sono vergognosi, è un tema che non si affronta con gli incentivi e i bonus ma con interventi per favorire l’occupazione femminile. Se guardiamo alla parte normativa non possiamo dire che in Italia c’è un trattamento diverso: la disparità salariale non nasce dai contratti collettivi nazionali ma dalla discontinuità lavorativa e dalla precarietà. Anche la conciliazione vita – lavoro non esiste per la maggior parte delle donne, soprattutto in assenza di servizi. Il primo governo guidato da una premier donna riduce le risorse del Pnrr per gli asili nido e continua a scaricare il lavoro di cura sulla parte femminile della società.

Però hanno lanciato i gusti di gelato dedicati alle donne e i musei gratis per l’8 marzo
È un problema del governo: possono cambiare argomento, non rispondere alle questioni, ma prima o poi i nodi vengono al pettine. Noi eravamo in piazza perché parliamo il linguaggio delle persone che lavorano tutti i giorni in condizioni difficili. La Flc Cgil manifesta anche oggi per la pace. Saremo in piazza con la coalizione Assisipacegiusta per difendere il diritto e la libertà di manifestare e chiedere l’immediato cessate il fuoco su Gaza.