Quando manca meno di una settimana allo Sciopero globale per il clima 2021, promosso in Italia e in tutto il mondo da Fridays for Future venerdì 24 settembre, Legambiente aggiunge un ulteriore tassello scientifico alla denuncia sui gravi effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale: la seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), ha monitorato lo stato di salute di tredici ghiacciai alpini e del glacionevato del Calderone, l’unico ormai ex ghiacciaio dell’Appennino, sul Gran Sasso d’Italia, e i risultati sono tragici.

SU TUTTO l’arco alpino è in atto un pesante trend di riduzione delle masse glaciali, con importanti segnali di progressiva accelerazione negli ultimi 30 anni: a causa del riscaldamento climatico i ghiacciai perdono superficie e spessore, «rifugiandosi» sempre più in alta quota e frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli.
Due casi esemplari monitorati riguardano i ghiacciai alpini del Massiccio dell’Adamello, tra Lombardia e Trentino, che dall’Ottocento hanno perso oltre il 50% della superficie totale e – sulla vetta più alta degli Appennini, il Gran Sasso – il ghiacciaio del Calderone, che dal 2000 si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto a quelli presenti sulle Alpi. In pratica, quel ghiacciaio è in fin di vita.

 

 

LA CAROVANA dei ghiacciai ha attraversato l’arco alpino ed è salita sul Gran Sasso tra il 23 agosto e il 13 settembre e Legambiente ha scelto di presentarlo anticipando di una settimana il Global Strike lanciare un messaggio chiaro e diretto al governo guidato da Mario Draghi: «È urgente mettere in campo misure e politiche ambiziose sul clima per arrivare a emissioni di gas ad effetto serra nette pari a zero al 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi. Non si può aspettare».
«I dati che abbiamo raccolto nel corso di questa seconda edizione di Carovana dei ghiacciai – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi e coordinatrice della campagna – sono un’ulteriore conferma del quadro dall’allarme lanciato dall’IPCC che ci ricorda come ormai il Pianeta sia in codice rosso. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change se riusciremo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravviverà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto. La dimensione globale e la velocità di questo ritrarsi dei ghiacciai non ha precedenti da almeno alcuni millenni.

Nel viaggio abbiamo toccato con mano anche gli effetti dell’intensificazione del ciclo dell’acqua, dovuto ai cambiamenti climatici, che porta ad avere piogge o nevicate più intense in alcune regioni mentre in altre siccità più durature». Serve, ora, una drastica e rapida riduzione delle emissioni di CO2, metano e altri gas serra, per sperare che tra venti o trentanni le temperature globali smettano di correre, a causa della concentrazione di CO2 in atmosfera.

 

 

LA SECONDA edizione di Carovana dei ghiacciai ha fatto tappa – come visto – sull’Adamello tra Lombardia e Trentino, sui ghiacciai della Val Martello in Alto Adige, quelli del Canin in Friuli-Venezia Giulia, nel Parco nazionale del Gran Paradiso, tra Piemonte e Valle d’Aosta e sul Calderone in Abruzzo.

Il confronto con i dati storici prodotti dal Comitato Glaciologico Italiano, che dal 1895 opera in Italia con il compito di promuovere e coordinare le ricerche nel settore della glaciologia, han permesso di verificare gli effetti dei cambiamenti climatici sul terreno. Sempre sull’Adamello, ad esempio, si sta registrando una riduzione di spessore pari a 10-12 metri dal 2016 a oggi. Oltre la regressione, i ghiacciai subiscono fenomeni di disgregazione come quelli che hanno portato i 168 ghiacciai dell’Alto Adige a frammentarsi in 540 unità distinte (erano 330 nel 2005), un altro fenomeno che si sta accelerando. Anche i corpi glaciali del Gran Paradiso, una novantina, sono particolarmente sensibili al riscaldamento dell’atmosfera: in meno di due secoli, dalla fine della Piccola Età Glaciale (1820-1850), i ghiacciai hanno perso circa il 65% della loro superficie, passando da circa 88 chilometri quadrati a meno di 30.

Dal 1960, anno in cui venne compilato il primo Catasto Glaciale italiano dal Comitato Glaciologico Italiano, e il 2017 (ultime misurazione realizzate grazie alle osservazioni dei satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus, gestito da Agenzia spaziale europea e Commissione Ue) la superficie dei ghiacciai italiani è scesa a 325 chilometri quadrati, circa 200 in meno. La «fusione» ha riguardato una superficie di poco inferiore a quella del lago Maggiore. Il messaggio rilanciato dalla Carovana di Legambiente è palese: non c’è più tempo. A fine settembre Milano ospiterà la Pre-Cop, l’assemblea di preparazione alla Conferenza Onu sul clima di Glasgow, la Cop26 di fine ottobre.