L’onda verde rottama il “nero-zero”. La Germania si prepara a sforare il budget federale con lo stanziamento di «molto più di 30 miliardi di euro» a favore dell’emergenza-clima. Una manovra straordinaria pari a circa 8 miliardi l’anno fino al 2023-2024 che verrà varata il 20 settembre, nel corso del prossimo consiglio dei ministri.

Se confermato, è la fine della dittatura di Die Schwarze Null: il pareggio di bilancio imposto dall’ex falco delle finanze Wolfgang Schäuble e difeso a oltranza dalla cancelliera Angela Merkel fino allo scorso 19 luglio.

A spingere per abbattere il muro del debito (che in tedesco è sinonimo di colpa) è un pezzo di Spd dai banchi del governo e tutti deputati social-ecologisti dell’opposizione. Ma – soprattutto – la crescente pressione sul Bundestag del Fridays For Future che si è trasformato a tutti gli effetti nell’opinione pubblica fotografata dai sondaggi.

Per adesso il deficit di bilancio rimane un’indiscrezione della Reuters rilanciata dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, tuttavia è certo che «calcoli interni al ministero delle Finanze si sono concentrati, per la prima volta, sul programma di spesa dei singoli ministeri per trovare i fondi da destinare ai provvedimenti green» come rileva la Faz.

Del resto, nella Repubblica federale la corrente ambientalista non è più arginabile: dopo Costanza ieri anche Düsseldorf, Karlsruhe, Saarbrücken, Bochum, Munster, Gelsenkirchen e Bielefeld hanno confermato l’adesione alla campagna «Emergenza clima» lanciata lo scorso 2 maggio per superare lo stallo degli Accordi di Parigi. Indicando prima la lotta ai cambiamenti climatici come «compito di massima priorità» e poi stabilendo le urgenti misure per limitare le emissioni: dal ripensamento delle corsie stradali a beneficio delle piste ciclabili all’aumento delle tariffe dei parcheggi nei centri, fino alla conversione degli edifici a emissione zero e alla piantumazione di alberi.

Per questo servono i finanziamenti extra-bilancio di Berlino, anche se a Kiel l’assessora allo sviluppo Doris Grondke non aspetta Merkel e stanzia ben 100 milioni di euro del comune per il contrasto al riscaldamento globale. Non sono più i piccoli municipi a indicare la via, ma ormai le città che formano l’asse portante del made in Germany quanto del bacino elettorale.

Eppure, pochi giorni fa la cancelliera Merkel ribadiva la necessità di non allargare i cordoni della borsa. Nemmeno di fronte a cinque anni consecutivi di maxi-avanzi nel bilancio. Neppure di fronte alla conclamata recessione industriale che si sta ripercuotendo sull’intera Europa.

«Il bilancio in pareggio – senza nuovo debito – è fondamentale per la Germania perché abbiamo uno sviluppo demografico critico» è la tesi di Merkel. Convinta, in realtà, che cedere al deficit per salvare l’ambiente equivarrebbe a stabilire il precedente che apre le porte al salvataggio anche in economia.

Senza contare che la Grande coalizione ha appena impegnato circa 40 miliardi nel prossimo ventennio per compensare il contraccolpo dall’annunciata uscita dal carbone.

Così Merkel è consapevole che non ci sono i suoi “soliti” infiniti spazi di mediazione: il pericolo per il “nero-zero” è reale ed emerge dai calcoli del ministro delle finanze Olaf Scholz: «Il governo ha studiato l’attuale budget e non ha trovato alcuna possibilità di reperire gli stanziamenti necessari per l’emergenza climatica» ha sentenziato il vicecancelliere Spd.

Appena qualche settimana fa Scholz era riuscito a portare a zero anche il bilancio 2020. Prima che metà del partito appoggiasse la rottura del tabù finanziario. «Mi impegno a garantire che non ci saranno nuovi debiti» ha dichiarato ieri il delegato al bilancio della Spd, Johannes Kahrs. Ma non la pensa affatto così Karl Lauterbach che concorre (con Nina Scheer) alla leadership della Spd attualmente commissariata. «Abbiamo bisogno invece di una massiccia espansione statale verso le energie rinnovabili. Il debito-zero è senza senso sia dal punto di vista economico che ecologico. E quando si investe in istruzione o ambiente, il freno al debito non deve essere mai applicato».