Il terrorista neonazi Stephan Baillet aveva pianificato tutto nel dettaglio almeno dal 1 ottobre. Dal manifesto “ideologico” di dieci pagine in formato Pdf caricato sul web (visualizzato da 2.200 persone) alle immagini delle armi utilizzate mercoledì per assaltare la sinagoga e assassinare due persone ad Halle.

Spiccano, non meno del fucile d’assalto non reperibile nelle comuni armerie, i quattro chili di esplosivo messi in sicurezza ieri dagli artificieri della polizia: erano dentro le sei bombe stivate nell’auto destinate alla strage all’interno del tempio ebraico.

In mattinata il procuratore generale della Corte di Karlsruhe, Peter Frank, ha formalizzato i capi d’accusa contro Baillet: due omicidi e nove tentati omicidi.

«Ciò che abbiamo vissuto ad Halle è stato il terrore. L’autore non ha solo compiuto il proprio atto ma ha incitato molti altri a imitarlo. Voleva ottenere un impatto mondiale» sottolinea Frank, in riferimento alla diretta streaming dell’attentato andata in onda per ben 35 minuti sulla piattaforma di proprietà di Amazon.

NESSUN DUBBIO sulla matrice politica di ciò che – solo grazie all’inceppo di alcune armi, alla cilecca della bomba a mano lanciata nel negozio di kebab, e alla proverbiale solidità della porta della sinagoga crivellata di proiettili – non si è trasformato nella strage dello Yom Kippur.

«Si è trattato di un attacco terroristico dell’estremismo di destra, che resta una delle maggiori minacce al nostro stato di diritto» ha scandito ieri la ministra socialdemocratica della Giustizia, Christine Lambrecht, visibilmente sollevata per l’arresto del «singolo» attentatore.

Tuttavia Baillet è di sicuro un killer solitario ma altrettanto certamente «non solo», come fa notare Matthias Quent dell’Istituto per la democrazia e società civile di Jena. «Nell’attacco di Halle ha giocato un ruolo rilevante il concetto di “lupi-solitari” sviluppato dall’estremista di destra Tom Metzger negli anni Novanta».

Il migliore modo per spargere il terrore, secondo i neonazisti che pianificano «omicidi con effetto diretto, in grado di distruggere il rapporto con le minoranze e alla lunga provocare la guerra civile» riassume Quent.

AL BUNDESTAG l’escalation degli attacchi contro la comunità ebraica è conclamata nella risposta del governo Merkel all’interrogazione della Linke: «Nel 2018 il numero di reati a sfondo antisemita è aumentato di quasi il 10% rispetto all’anno precedente. I 37 atti di violenza del 2017 sono diventati 62 con 43 vittime».

Fa il paio con l’ancora più inquietante rapporto del controspionaggio che stima i potenziali terroristi nella galassia dell’ultra-destra: 12 mila neonazisti predisposti a passare dalle parole ai fatti, come Baillet che nelle dieci pagine del suo “proclama” ha sostenuto l’urgenza di «uccidere più anti-bianchi possibili a cominciare dagli Juden».

Non sono le dichiarazioni di uno squilibrato ma il programma politico del Terzo Reich, nonostante il diverso affresco della vita del terrorista dipinto ieri dalla Bild con l’intervista al padre.

«Non era in pace con sé, né con il resto del mondo. Dava sempre la colpa agli altri, non aveva amici e stava continuamente davanti al computer. Litigavamo spesso ed era chiuso perfino con i parenti più stretti. In più aveva avuto problemi di salute». Il 27 enne – rivela ancora il genitore – abitava da tempo con la madre a circa 15 chilometri da Halle e dopo l’operazione allo stomaco aveva interrotto gli studi di chimica. Tra le categorie odiate c’erano anche le donne.

Comunque, l’altro ieri gli edifici della comunità ebraica di Halle erano privi della protezione anche dagli attacchi di eventuali “folli” come ha denunciato il presidente del Consiglio centrale ebraico in Germania, Josef Schuster. «Scandaloso che proprio nel giorno dello Yom Kippur la sinagoga fosse senza la sorveglianza della polizia. Questa negligenza è stata pagata amaramente» è l’osservazione che fa tremare i polsi alle autorità da cui ci si attendeva la difesa di un luogo già catalogato come altamente sensibile.

STRIDE NON POCO con l’assicurazione che «Non c’è alcuna tolleranza» rilasciata ieri dalla cancelliera Angela Merkel, «scioccata e sconfortata», dal palco del congresso del sindacato dei metallurgici a Norimberga. «Avrebbero potuto esserci molti più morti» ha ricordato. Mentre davanti alla sinagoga di Halle i cittadini hanno continuato per tutto il giorno a depositare fiori e candele per commemorare l’uomo e la donna uccisi da Baillet. Tra loro anche il presidente della Repubblica Frank Walter Steimeier accompagnato dal ministro dell’interno Seehofer.