La mattina dopo il voto, con la conta dei voti delle 400 circoscrizioni tedesche definitivamente acquisita (dopo aver ballato per tutta notte) si spalanca la nuova era politica della Germania che non è già più la socialdemocrazia di prima. Il voto Ue ha fatto a pezzi il governo Semaforo, non più maggioranza nel Paese, gonfiando le vele dei fasciopopulisti di Alternative für Deutschland: ora ufficialmente la seconda forza politica dopo i democristiani, la prima in tutti i Land dell’Est a eccezione della Città-Stato di Berlino.

I DATI FINALI certificati da Ruth Brand, capa dell’ufficio elettorale nazionale, sono implacabili. Su 40.128.328 di schede scrutinate l’Union incassa il 30,2% (23,7% la Cdu più 6,3% la Csu), Afd raggiunge la stratosferica quota del 15,9% mentre la Spd si riduce ai minimi termini fino al 13,9%: il peggior risultato alle Europee della sua storia. Si conferma la caduta libera dei Verdi capaci di convincere appena l’11,9% (era 20,5% del 2019) con gli elettori passati da 7,6 a 4,7 milioni.

Disastro senza precedenti per l’intero governo, per niente salvato dalla mezza-tenuta dei liberali: con il 5,1% agguantato per un pelo perdono solo lo 0,3% del consenso ma restano troppo vicini alla tagliola di sbarramento al Bundestag a un anno dalle prossime elezioni federali.

Nonostante le roboanti dichiarazioni alla fine dello spoglio la Cdu-Csu festeggia giusto il + 1,1% che in ogni caso rafforza la rielezione della popolare Ursula von der Leyen alla Commissione Ue e consente al segretario Friedrich Merz di chiedere a Scholz di rimettere il mandato. «Non ha pensato nemmeno per un minuto di tornare alle urne» fa sapere il portavoce del cancelliere azzoppato a Berlino oltre che nel ruolo di king-maker della politica europea fino all’altro ieri condiviso in tandem con Macron. «La Commissione Ue deve restare nelle mani dei partiti tradizionali» è l’ultimo appello di Scholz, le prime parole pronunciate a chiusura dello spoglio.

«Vogliamo nuove elezioni. Il governo federale non rappresenta più i tedeschi che non vogliono il caro vita causato dalla svolta ecologica ma tornare all’energia atomica» replica la leader di Afd, Alice Weidel frullando i temi della campagna elettorale e dettagliando la sua vittoria fatta non solo di nazi duri e puri.

I FASCIOPOPULISTI sono il partito più votato dai tedeschi con reddito sotto la media nazionale: uno su tre domenica ha messo la croce sul simbolo di Afd, il record davanti alla Cdu e all’Alleanza sovranista di Sahra Wagenknecht che pure ha conquistato il 6,1% dei voti intercettando l’8% degli indigenti. In questo campo si misura parte del crollo della Linke esattamente dimezzata fino al 2,7% ma con solo il 3% di elettorato “povero”, la stessa quota di Fdp che però vuole tagliare il welfare.

«Ringrazio i giovani. Il voto ai sedicenni ci ha premiato non poco. Abbiamo il 40% in più di nuovi elettori. Ciò dimostra che nelle vecchie case di famiglia resistono i valori tradizionali quotidianamente attaccati nelle nostre scuole» rincara il co-segretario di Afd, Tino Chrupalla, ossessionato dal pericolo gender oltre che dai migranti. L’unica concessione della destra in tailleur di Alice Weidel è la scontata emarginazione del candidato Maximiliani Krah (diventato scomodo dopo la difesa pubblica delle SS) dal Gruppo all’Europarlamento. «Decisione ingiusta. Gli elettori non saranno contenti» replica il candidato trombato d’ufficio di cui non si sentirà più parlare.

SE L’EUROPA, forse, resterà nelle mani dei popolari, socialisti e liberali, il futuro della Germania adesso passa nelle mani destre: se va bene quella della Cdu-Csu nella nuova versione neocon; se va male, il braccio teso di Afd “padrone” già dell’intera Germania-Est nonché nuovo idolo del tycoon Elon Musk. «Afd non è un partito estremista» scandisce il miliardario supporter di tutte le realtà dell’ultradestra non solo europea.

E non sono parole in libertà sui social. Germania per Musk vuol dire la Gigafactory Tesla di Berlino-Brandeburgo, l’unica in Europa, su cui ora Spd e Verdi non sono più così entusiasti visti gli standard di lavoro denunciati dal sindacato Ig Metall. Sotto questo profilo vale la pena lisciare il pelo ai fasciopopulisti di Afd che sono sì nemici dell’auto elettrica ma anche a favore di alcune deregulation sui diritti che non dispiacciono al capo di X.

«Afd è il partito del Cremlino» si legge invece nel ringraziamento agli elettori dei Verdi, ancora molto poco propensi all’autocritica per la politica estera più che discutibile e la transizione energetica fatta a suon di accordi per il gas con Stati come il Qatar.
Colpa del dibattito polarizzato su guerra e pace, ricorda la segretaria Ricarda Lang. L’imperativo dei Verdi ora è solo uno: sopravvivere nell’Ue con la nuova mini-delegazione di deputati chiudendo in fretta l’accordo-salvagente con i popolari.