In Italia non c’è il rischio di «un governo non operativo». Il presidente Paolo Gentiloni tranquillizza il presidente della commissione Ue Juncker che esprime le sue (ormai rituali) preoccupazioni sulla stabilità di un paese dell’Unione che va al voto. Ci sarà lui, «i governi governano». E da Porta a porta scherza sulla competizione con Renzi: «Da quando sono diventato premier il gioco ’Gentiloni contro Renzi’ impazza alla grande ma», ammette, o avverte, «dal punto di vista politico le differenze non sono rilevanti tra noi, il fatto che siamo diversi è persino risorsa per il centrosinistra e il Pd». E per dimostrarlo mostra subito quello che sa fare per «il centrosinistra». Domanda Bruno Vespa: «Potrà ripartire un confronto con Liberi e Uguali? », «Io spero di sì» è la risposta, «Ci sono dirigenti di quella formazione che io considero parte di una sinistra di governo, non vedo perché si debbano mettere a cavalcare posizioni estremistiche e a danneggiare la sinistra di governo». Un’allusione maliziosa alle differenze interne di Leu, un «like» sull’ipotesi di una divisione del gruppo di Leu dopo il voto. Utile, chi lo sa, per rafforzare un eventuale voto di fiducia.

Lo “scouting” di Gentiloni su Leu è un giochino da campagna elettorale. Ma è anche vero che nella lista di Piero Grasso sempre più spesso si notano sfumature che non danno un’immagine di estrema compattezza per il post voto.

COSÌ IERI IL LEADER ha suscitato qualche malumore quando, nel corso di un forum con l’agenzia Ansa, ha spiegato che «abolire» la riforma Fornero sulle pensioni «è sbagliato, bisogna rimetterla in ordine e riformarla». Parola più parola meno è la posizione della sua lista, ma detta così è musica per Potere al popolo: «Come abbiamo sempre detto, Leu è la lista di quelli del governo Monti a partire da D’Alema e Bersani», attacca Maurizio Acerbo (Prc).

TRAPPOLONI, gli attacchi da sinistra, che invece Laura Boldrini è fin qui riuscita ad evitare conducendo una formidabile campagna su temi pure molto difficili come i diritti e l’immigrazione. Dopo aver battuto Matteo Salvini in un confronto tv su La7, ieri lo ha preso in giro con un tweet che ha fatto il giro della rete. Il leader leghista aveva invitato i suoi militati alla manifestazione di sabato a Milano: «La Boldrini non ci sarà». La replica della presidente è uno sfottò: «Tranquillo, ho un altro impegno. Paura eh?».

IL PRESIDENTE DEL SENATO invece non sempre si disimpegna con la stessa scioltezza. Come ieri sulle ingerenze di Juncker: «Ha fotografato una situazione che deriva da una legge elettorale ingannevole, che non produrrà ne rappresentanza né governabilità», ha replicato. Di altro tono il commento di Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana: «Invece di parlare a ruota libera sarebbe bene che il presidente della Commissione Ue si occupasse dei disastri combinati anche sotto il suo mandato».

PER ALLONTANARE il sospetto delle differenze e interne (e lo spettro della scissione) ieri Grasso ha illustrato il «vasto programma» di Leu per il dopo 4 marzo: incarnare una sinistra «pura nei valori e negli ideali», «progressista, aperta e di governo». La lista, nata da un accordo fra Mdp, Sinistra italiana e Possibile, dopo le elezioni potrà essere il nucleo di «un partito unico della sinistra». Che guarda anche alla minoranza Pd, le cui difficoltà sono silenziate dalla campagna elettorale ma non tarderanno a esplodere. Grasso, spiegano i suoi, è certo della volontà espressa da tutte le componenti di LeU di costruire «un vero e proprio partito» a partire dal 5 marzo.

Ma fra il dire e il fare ci sono in mezzo molte cose, non di dettaglio: i risultati del voto saranno determinanti per incoraggiare (o scoraggiare) l’unità. Per Mdp è scontato che la lista si trasformerà presto in un partito. In Si circola qualche cautela in più, frutto tra l’altro dell’attenzione a non farsi fagocitare dagli ex Pd.

IERI A MILANO, dal palco della Camera del lavoro su cui sono saliti anche Grasso e Boldrini, il capogruppo di Mdp Francesco Laforgia ha bruciato le tappe: «Lanciamo prima del 4 marzo il congresso del partito della sinistra che fonderemo». Entusiasmo dei presenti. Ma dentro Si la reazione è freddina: c’è chi spiega che si tratta di «un discorso prematuro», chi avverte che «è meglio evitare improvvisazioni».