Il porto di Genova, i rifiuti, i voti comprati, i supermercati, i fondi del Ponte Morandi e adesso anche i vaccini Covid e la sanità privata: l’inchiesta sull’amministrazione ligure di Giovanni Toti sembra non aver esaurito la spinta. Indagando sul voto di scambio tra la comunità riesina e calabrese e la lista del governatore, gli investigatori hanno scoperto una maxi frode da un milione e 200 mila euro durante il Covid, oggetto le mascherine.

Si ipotizza un’associazione a delinquere, promossa da Yuri Fergemberger ed Edoardo Boldrini con altri «in sfregio a elementari norme di tutela della salute». Per diventare fornitori sarebbe servito Domenico Cianci, re delle preferenze alle regionali 2020. Le intercettazioni: «Con Cianci se si arrivasse a Toti, per le mascherine, visto che abbiamo anche le mascherine da bimbo, sarebbe un bel colpo. Le stanno cercando da fare paura. Se agganciamo la regione facciamo briscola». Nei giorni scorsi erano emerse le conversazioni del 2021 sui numeri «gonfiati» per ottenere più vaccini, il reato ipotizzato è falso. Le cimici nell’ufficio del capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani registrano: «Il problema qual è stato, che io avevo già truccato, lui (Toti ndr) li ha riaumentati. Quando me li ha rimandati gli ho scritto ‘ma cazzo pres, ma sono fuori’ e lui ha detto ‘ma li ho un po’ aumentati’ e io ‘ma l’avevo già fatto io’, e lui ‘cazzo dimmelo che l’hai già fatto te». Gli investigatori stanno analizzando in particolare i finanziamenti al comitato di Toti da parte di imprenditori della sanità privata, inclusi i laboratori di analisi. Elargizioni in chiaro che, come per il porto, potrebbero celare una contropartita in contratti e convenzioni. Sui social Toti spiegava: «La sanità privata convenzionata è a tutti gli effetti una sanità pubblica». Il focus è sui finanziamenti alla Fondazione Change superiori ai 40 mila euro effettuati da alcune realtà sanitarie come Casa della Salute, un network di poliambulatori controllati dal gruppo Italmobiliare della famiglia Pesenti: contributore del comitato di Toti, il governatore ha ricambiato presentando un loro evento nella Sala della Trasparenza della regione, con intervento anche del sindaco di Genova Bucci. Fra i finanziatori anche l’Iclas del gruppo Gvm, Hc hospital e On health care.

In totale, sono oltre 20 le imprese nel mirino, come il gruppo Europam dei petrolieri Costantino che ha donato 200 mila euro. È però il porto il cuore dell’inchiesta con il rapporto tra il governatore e l’imprenditore Aldo Spinelli. «La diga (foranea, la mega opera finanziata con il Pnrr ndr)? È sostanzialmente per Spinelli»: a dirlo è Toti all’ex presidente dell’Autorità portuale, Paolo Emilio Signorini (l’unico in carcere). Se l’ipotesi di voto comprato adombra patti con i gemelli Testa (sospettati di legami con la mafia, ieri sentita come informata sui fatti Ilaria Cavo) e imbarazza soprattutto Fi, gli affari con Spinelli ruotano intorno alle infrastrutture e imbarazzano la Lega. Il viceministro Rixi: «Non vedo un tema tangenti, vedo un tema di grandi pressioni» fino ad adombrare «interessi geopolitici» contrari alla diga. L’iscrizione di Toti nel registro degli indagati è stata secretata «per evitare eventuali fughe di notizie», la misura ha riguardato anche il capo di gabinetto Matteo Cozzani, l’editore di Primocanale (chiamato dalle opposizioni TeleToti) Maurizio Rossi e il dimissionario consigliere di Esselunga, Francesco Moncada. Cozzani ieri non ha risposto al gip di La Spezia. A Genova Moncada ha solo reso spontanee dichiarazioni. I più attesi erano Spinelli padre e figlio che, invece, hanno risposto alla gip: «Ho detto tutto, mi merito la libertà» ha commentato l’84enne che aveva ottenuto il rinnovo trentennale della concessione per il terminal Rinfuse e stava portando a casa il tombamento di calata Concenter. È anche nell’affare resort Punta dell’Olmo e con l’imprenditore Marco Capra organizzava il business rifiuti: «Manca un parerino della Regione, un lavoro da 25 mila euro la tonnellata».

Spinelli vuole anche le aree ex Italsider. Marzo 2022, Signorini gli spiega: «Bucci sta facendo una battaglia, se il ministro aiutasse». E Spinelli: «Giovannini non fa un cazzo» ma l’altro «il ministro è Giorgetti, glielo abbiamo detto, è venuto qua. Non è buono». L’imprenditore: «L’unico che ha le palle è Salvini, però in questo momento è in fase calante». E Signorini: «Bisogna avvicinare Draghi».