«Le mie dimissioni sono già sul tavolo. Così quando arriverà la nomina saranno immediatamente esecutive». Non si tratta più solo di rumors: Claudio Andrea Gemme ha già presentato le dimissioni da presidente e amministratore delegato di Fincantieri Sistemi Integrati e sta solo aspettando la nomina ufficiale per insediarsi a Genova come supercommissario alla ricostruzione del ponte Morandi. Ieri durante una delle tante interviste tv e radiofoniche ha riferito di aver parlato «prima con Di Maio, poi Salvini e poi tutti gli altri ministri a partire da Toninelli. Ho fatto lunghissimi colloqui interessanti e costruttivi con tutti loro. Ho avuto anche un ottimo colloquio con il presidente Conte».

«Dobbiamo fare un percorso veloce», ha affermato annunciando di voler cercare, a tempo debito, «i processi migliori per semplificare le attività». Peccato però che l’intralcio maggiore ad un percorso veloce di ricostruzione potrebbe essere egli stesso. Perché, secondo quanto affermato dal Codacons in una lettera inviata a Palazzo Chigi per chiedere al governo di ripensarci, non basterebbero le dimissioni presentate da Gemme al vertice di Fincantieri – società a cui Di Maio vuole affidare la ricostruzione del ponte – per evitare il conflitto di interessi e scongiurare così la conseguente pioggia di esposti e ricorsi o perfino l’annullamento da parte dell’Autorità anticorruzione, che finirebbero per rallentare l’iter dell’opera.

A definire il conflitto di interessi, infatti, c’è l’articolo 42 del codice degli appalti, secondo comma, che recita: «Il conflitto di interesse si determina quando il personale di una stazione appaltante o di un prestatore di servizi che interviene nello svolgimento della procedura di aggiudicazione degli appalti e delle concessioni o può influenzarne, in qualsiasi modo, il risultato, ha, direttamente o indirettamente, un interesse finanziario, economico o altro interesse personale che può essere percepito come una minaccia alla sua imparzialità e indipendenza nel contesto della procedura di appalto o di concessione».

Dunque il commissario non solo deve essere ma deve anche apparire scevro da qualsiasi interesse personale. Tanto più perché non è da escludere che, come spiega il presidente di Codacons Carlo Rienzi, «una volta concluso il suo compito istituzionale a Genova, Gemme potrebbe tornare ad operare per la stessa Fincantieri». Al terzo comma, poi, l’art.42 impone al personale che si trovi in quella condizione di «astenersi dal partecipare alla procedura di aggiudicazione degli appalti e delle concessioni».

Naturalmente non è un caso che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sia tornato ieri a chiedere di accelerare il più possibile la ricostruzione del ponte sul Polcevera: «Sono necessari tempi certi, facciamo al più presto questa opera, senza perdere tempo», ha detto parlando all’assemblea degli industriali di Vicenza.

E soprattutto, non è un caso che il leader della Confindustria abbia messo ieri la ciliegina sulla torta del repentino dietrofront nei confronti del governo gialloverde iniziato qualche settimana fa: «Abbiamo grandi aspettative nei confronti della Lega – ha affermato ieri Boccia davanti alla platea di industriali riuniti a Breganze, quegli stessi che avrebbe voluto portare in piazza appena qualche mese fa -. C’è un rapporto storico di molti nostri imprenditori e con i governatori della Lega, in Veneto, in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia, c’è un storia di complessità e di confronto serrato. Ci aspettiamo che questo possa tradursi anche in una attenzione a livello nazionale, non solo alle nostre istanze categoriali».