«Troppe volte i performer neri – e in particolare le attrici – sono lasciati soli ad affrontare la tempesta di abusi online dopo aver commesso il solo crimine di trovare un lavoro». Recita così la lettera aperta firmata da quasi 900 attrici afrodiscendenti dopo la tempesta di odio che si è riversata su Francesca Amewudah-Rivers.

IL SUO UNICO «crimine» è stato quello di venire scritturata per il ruolo di Giulietta in una nuova produzione di Romeo & Juliet a Londra, al Duke of York’s Theatre nel West End, con la produzione della Jamie Lloyd Company. Evidentemente alcuni – sempre uno di troppo – leoni da tastiera non possono sopportare l’idea di vedere affacciarsi dal famigerato balcone un’attrice nera. Eppure dovrebbe essere chiaro che quella di Shakespeare è un’opera di invenzione immaginifica e non un resoconto storico. Non mancano altissimi precedenti, tra cui gli allestimenti di Peter Brook. Il suo ultimo lavoro prima di morire, La tempesta, vedeva Prospero, duca di Milano, interpretato dall’attore ruandese Ery Nzaramba. Esempi sconosciuti a coloro che si prodigano in insulti razzisti sul web (e non solo).

Ecco allora la necessità di una lettera per prendere le parti dell’attrice – vista già nel film Bad Education di Cory Finley oltre che in molte produzioni teatrali – di cui si sono fatte promotrici l’attrice Susan Wokoma e la drammaturga Nonyé Seaton. Tra le firmatarie anche Lashana Lynch, Sheila Atim, Marianne Jean-Baptiste, Lolly Adefope, Freema Agyeman, Wunmi Mosaku e Tamara Lawrance.

Un altro passaggio della lettera, pubblicata dal «Guardian», recita così: «Quando è stata annunciata la notizia del casting di Francesca Amewudah-Rivers nella produzione di Jamie Lloyd di Romeo & Juliet, in tanti hanno festeggiato e accolto con favore questa notizia. Molti di noi sono scesi in campo sui social media per riempire d’amore e di congratulazioni la nostra sorella: un affare enorme per una persona così giovane. Un grande talento in ascesa. Ma poi è seguito un orrore fin troppo familiare, che molti di noi artisti di pelle nera hanno vissuto. L’abuso razzista e misogino diretto a un’anima così dolce è stato troppo da sopportare».

LA LETTERA prosegue sostenendo che spesso in questi casi le produzioni hanno lasciato soli gli artisti di fronte a tempeste d’odio e abusi. Non è però stato questo il caso, la Jamie Lloyd Company aveva infatti pubblicato un comunicato piuttosto netto già la settimana scorsa. «Tutto questo deve finire» erano le battue inizali, per poi proseguire: «Stiamo lavorando con un gruppo straordinario di artisti e insistiamo affinché siano liberi di creare opere senza dover affrontare molestie online. Continueremo a sostenere e a proteggere tutti i nostri membri ad ogni costo. Ogni abuso sarà segnalato».