Dopo una notte di occupazione gli universitari della Sapienza di Roma hanno lasciato la facoltà di Scienze politiche, annunciando nuove mobilitazioni per venerdì 4 novembre (probabilmente in città universitaria). La protesta ha risposto alle cariche subite martedì scorso, quando la celere ha impedito di contestare un’iniziativa di Azione universitaria, legata a FdI. Tra gli invitati c’era Fabio Roscani, neodeputato FdI e presidente di Gioventù nazionale. La notte successiva all’interruzione del convegno, nei pressi della città universitaria è comparso lo striscione: «Oggi come ieri dentro la Sapienza la tua falsa resistenza». Frase chiusa da un punto esclamativo rigorosamente obliquo. Firma: Gioventù nazionale Roma.

Lo striscione comparso nei pressi della Sapienza

«Nel centenario della marcia su Roma rivendichiamo un’università antifascista. Dal processo di normalizzazione dell’estrema destra oggi al governo non è immune neanche la nostra università. Anzi ne è partecipe perché legittima la presenza di personaggi reazionari e vicini ai movimenti neofascisti. Le nostre aule non sono una passerella», ha detto Nilde, del Collettivo di scienze politiche, durante la conferenza stampa tenuta ieri mattina.

La conferenza stampa delle studentesse e degli studenti, foto di Giansandro Merli

A seguire una nuova assemblea in cui sono intervenuti studenti di diverse facoltà che hanno ribadito la richiesta di dimissioni della rettrice Antonella Polimeni. Ragazze e ragazzi la ritengono responsabile dell’ingresso della celere nella città universitaria e contestano il fatto che non abbia espresso solidarietà agli studenti picchiati. Cosa che ha creato malumore anche tra molti docenti.

Al confronto di ieri ha partecipato il coordinamento nazionale dei precari della ricerca Re-Strike che dà appuntamento sempre il 4 novembre, ma alle 14, nella facoltà di Ingegneria della Sapienza. «Sarà una prima e speriamo grande assemblea nazionale in presenza – dicono i ricercatori – L’occasione per denunciare a gran voce quanto sta avvenendo nel mondo della ricerca. Per alzare la testa e reagire con una mobilitazione permanente. Senza fondi, infatti, dal primo gennaio 5mila dei circa 15.300 assegnisti di ricerca finiranno per strada. Non possiamo e non dobbiamo permetterlo».

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Nel mondo universitario, dunque, i segnali di effervescenza politica sono diversi. Se n’è accorto anche un personaggio come Vittorio Sgarbi che ha avvisato la rettrice Polimeni, «un’amica», e il governo: «Gli studenti non li puoi fermare. C’è stato un periodo in cui sono stati in letargo. Ora si sono svegliati e per un po’ andranno avanti, ma la repressione non aiuta. Più si reprime, più gli studenti attaccano»

Qualcosa si muove anche fuori dalle aule e cerca di creare nuove connessioni: due rappresentanti del collettivo di fabbrica Gkn hanno raggiunto gli studenti per invitarli a proseguire la mobilitazione per la giustizia climatica e sociale, contro il carovita e a difesa del reddito di cittadinanza. Dopo la manifestazione di sabato scorso a Bologna, la prossima tappa è a Napoli il 5 novembre: «Insorgiamo al Sud».

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