«Il governo del Regno Unito ha contribuito a finanziare il lavoro di un’organizzazione religiosa virulentemente omofoba in Uganda, i cui leader hanno sostenuto una proposta di legge per punire penalmente l’omosessualità».

È quanto denunciato ieri dal quotidiano inglese The Guardian che ha riportato i dati contenuti in un rapporto dell’Institute for Journalism and Social Change (Ijsc) secondo il quale il Regno unito è stato – nel periodo antecedente al varo della recente legge anti-Lgbtq ugandese, condannata dall’Onu e dal Parlamento europeo – tra i finanziatori del Consiglio interreligioso dell’Uganda (Ircu) , un organismo interconfessionale che, dietro l’ombrello di un programma chiamato «Uganda-Open society», divulgava propaganda anti-Lgbtqi.

Secondo il Guardian, a febbraio scorso «i membri dell’Ircu, tra cui la Chiesa dell’Uganda e diverse chiese evangeliche, hanno firmato una dichiarazione in cui esprimevano “grande preoccupazione” per “la crescente diffusione dell’omosessualità” in Uganda e l’effetto dell’”agenda Lgbtq” sul benessere dei bambini». Appena due settimane dopo, in effetti, è stato depositato il ddl che introduce la pena di morte e l’ergastolo per l’omosessualità e 20 anni di carcere per chi promuove o finanzia «attività tra persone dello stesso sesso». Il parlamento ugandese lo ha approvato il mese scorso «con 387 parlamentari su 389 che hanno votato a favore».

Il ministero degli Esteri britannico ha confermato di aver versato all’Ircu 134.900 sterline per il programma «Open society» iniziato a giugno 2021 e che avrebbe dovuto terminare nel marzo 2024. L’ultimo versamento però è stato fatto a gennaio di quest’anno, quando il governo di Sua Maestà si è accorto della piega anti-Lgbtq che aveva preso la campagna dell’Ircu. Troppo tardi però.