Dopo una giornata di attesa da parte di tante famiglie arcobaleno che si sono radunate davanti al Tribunale civile di Padova in attesa di una decisione che potrebbe cambiare per sempre la vita dei loro figli, a sera arriva la bella notizia: la procura patavina che nel giugno scorso – quando a capo c’era il procuratore Valeria Sanzari, oggi in quiescienza – aveva impugnato 33 atti di nascita di figli di coppie lesbiche registrati dal 2017 a oggi, al fine di ottenere la cancellazione del nome del “genitore 2” trascritto sugli stati di famiglia, ha cambiato idea. Ieri, nell’udienza dedicata ai primi 4 casi che riguardano il comune di Padova (tutti bimbi concepiti all’estero tramite tecniche di fecondazione eterologa), la Procura ha aderito e girato al giudice la richiesta sollevata dagli avvocati delle famiglie di rinviare di nuovo gli atti alla Corte costituzionale.

Già nel 2021, sempre per iniziativa del Tribunale di Padova, la Consulta si era pronunciata sul caso di due gemelle nate da Pma eterologa respingendo la questione di legittimità costituzionale sollevata sulla legge 40/2004 ma affermando tuttavia che «non è più tollerabile il protrarsi dell’inerzia legislativa». Una sentenza ricordata dalla stessa Procura patavina che si trova oggi nella difficoltà di dover aggiungere, ai 33 casi impugnati a giugno, altri 4 atti di nascita di figli di coppie lesbiche che sono stati trascritti all’anagrafe in questi ultimi cinque mesi dal sindaco di centrosinistra Sergio Giordani. L’ultimo dei quali riguarda un bimbo nato 40 giorni fa.

Sarà ora il Tribunale di Padova, che ha fissato un’udienza a settimana fino a dicembre per affrontare tutti i casi, a decidere se interpellare di nuovo la Consulta o seguire la via d’uscita indicata dai giudici tutelari consultati, che propongono il procedimento di “adozione in casi particolari” del figlio del partner da parte del genitore di intenzione. Una soluzione assolutamente rifiutata dal movimento delle mamme Arcobaleno che vorrebbe il riconoscimento di entrambi i genitori fin dall’atto di nascita del figlio.

Ora la speranza di queste famiglie è che la Consulta, preso atto dell’inerzia totale del legislatore anche dopo il suo monito, possa decidere stavolta di intervenire sulla legge 40, già smontata peraltro in molte sue parti dai giudici costituzionali. Perché al silenzio della politica, come risposta alla Corte costituzionale, si è aggiunto, «con il governo Meloni, l’aperta ostilità verso queste famiglie», come ha scritto in una nota Elly Schlein. «È invece necessario – conclude la segretaria del Pd – che la politica si assuma la responsabilità di dare risposte, e di approvare una legge sul riconoscimento pieno dei diritti di queste bambine e bambini e dei loro legami familiari».