Mentre i titoli internazionali sulle elezioni italiane insistotono sulla vittoria dell’«estrema destra» e dei «post-fascisti», quando non evocano direttamente Mussolini, in Russia l’exploit di Giorgia Meloni viene ricondotto a un più rassicurante schieramento di «centro-destra».

Aldilà delle definizioni il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, premettendo che la questione è «un affare esclusivamente di carattere interno» per l’Italia, assicura che Mosca è pronta ad «accogliere qualsiasi forza politica sia in grado di andare oltre il mainstream consolidato, pieno di odio verso la Russia». Insomma, l’auspicio è chiaro: se a differenza di quello guidato da Draghi il nuovo governo saprà «mostrare un atteggiamento più oggettivo e costruttivo nei confronti del nostro Paese», sarà il benvenuto.

Per il resto l’agenzia di stato Tass, che ha aggiornato di ora in ora sui risultati con stile compassato, riserva particolari attenzioni a un altro voto e a un altro italiano, qualificato come «osservatore» del referendum in corso nelle province occupate dell’Ucraina. Si tratta di Gianfranco Vestuto, caporedattore di Russia News, che alla Tass parla di «storico voto che soddisfa il diritto delle popolazioni locali all’autodeterminazione», un esempio da seguire per casi come Scozia e Catalogna azzarda Vestuto, che «con un sorriso – così si chiude l’articolo – dice che sarebbe bello avere anche in Italia una tale libertà di espressione».

In Ucraina la vittoria di Meloni è vista quasi come il minore dei mali, soprattutto dopo le sue ampie rassicurazioni sul profilo atlantista dell’Italia. Semmai restano indimenticate le felpe filo-Putin di Matteo Salvini. E a bruciare sono le recenti parole di Berlusconi sui «personaggi decenti» con cui Putin, «spinto dalla sua popolazione», avrebbe tanto voluto sostituire Zelensky al governo di Kiev.

«La maggiore preoccupazione dell’Ucraina – scriveva ieri il Kyiv Post commentando l’esito del voto in Italia – sono i tre principali partiti italiani considerati gli “amici di Putin”: il Movimento 5 Stelle, che ha causato la caduta del governo Draghi lo scorso luglio perché contrario all’invio di armi da parte dell’Italia alla resistenza ucraina; la Lega, il cui leader Matteo Salvini si compiaceva nel farsi fotografare con la felpa di Putin di fronte al Cremlino; e Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi, un vecchio alleato del leader russo…».