Dopo il primo giro di tavolo martedì durante la segreteria Pd, la vicenda delle liste per le europee è tutt’altro che risolta. I dubbi sollevati dalla minoranza di Bonaccini e dalla sinistra interna sui capilista civici voluti da Schlein non si sono dissolti. E i primi nomi usciti dal cilindro della segretaria, Lucia Annunziata e Cecilia Strada (figlia di Gino), oltre a volti noti del Pd come i sindaci uscenti Decaro, Gori, Nardella, e Ricci, hanno spinto Andrea Orlando a fare una pubblica osservazione: «Mi auguro che nelle liste ci sia anche qualche rappresentante dei ceti meno abbienti, dei precari, del mondo del lavoro».

Un punto nevralgico per un partito che, nelle parole di Schlein, punta a rappresentare l’Italia che fa più fatica, il mondo del lavoro povero e sottopagato. E, invece, almeno per ora, non c’è traccia di persone che rappresentino queste battaglie: Annunziata, la prima capolista annunciata da Schlein in tv, è una ricca regina del giornalismo, anche l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio (che potrebbe essere il capolista nel Centro) è un giornalista che non viene certo dal precariato. Stesso discorso vale per il milionario Gori, ex direttore di Canale 5 ed ex produttore tv.

Non c’è solo il nodo dell’Isee dei civici. La minoranza riformista non vuole proprio che a guidare le liste siano degli esterni. «Sulla candidatura di Schlein abbiamo da tempo espresso perplessità che sono quelle di Prodi», spiega al manifesto Simona Malpezzi, coordinatrice di Energia popolare, la corrente del governatore emiliano. «Ma se ha deciso di candidarsi deve essere lei a guidare le nostre liste. La scelta di indicare civici sminuirebbe il lavoro degli europarlamentari uscenti e dei nostri dirigenti».

Insomma, il “panino” immaginato da Schlein con un esterno capolista e lei terza in tutte le circoscrizioni resta indigesto. «C’è il rischio che le donne del Pd siano penalizzate», prosegue Malpezzi, «non vorremmo che finisse come in Abruzzo dove abbiamo eletto solo uomini in consiglio regionale». Né verrebbe accettato che Bonaccini corresse nel Nordest dietro a qualcuno che non sia la segretaria. «O capolista o dietro di lei, altre opzioni non esistono», mettono a verbale i suoi supporter. Insomma, per i riformisti lo schema svelato martedì dal responsabile organizzativo Igor Taruffi è «solo un punto di partenza, il confronto deve proseguire perchè le nostre osservazioni non sono campate in aria», spiega Malpezzi.

E così dovranno esserci garanzie per la rielezione delle uscenti di Energia popolare, a partire da Pina Picierno al Sud e Elisabetta Gualmini nel Nordest: rischiano entrambe di finire dal quinto posto in giù. Non è un mistero che lo schema della leader non vada giù neppure alla sinistra interna. Convinta anch’essa che «così il partito viene troppo penalizzato».

C’è poi il tema, non secondario, di chi dovrà lavorare per trovare le preferenze per i civici e per la leader. Al sud Marco Sarracino, ex segretario di Napoli, ha già dichiarato il suo impegno per Annunziata, «candidatura di grandissimo valore, saremo al suo fianco», ma in Campania, al netto di De Luca, si muovono già i campioni delle preferenze per dirottare i voti sul sindaco di Bari Decaro (secondo in lista), e fare così uno sgarbo alla leader e alla “sua” capolista. Taruffi sparge ottimismo: «Entro metà aprile, due mesi prima del voto, le liste saranno chiuse con l’accordo di tutti».

Schlein, che oggi vedrà i segretari regionali, è intenzionata a procedere col suo schema, disposta forse a fare un’eccezione per Bonaccini, condendogli la testa di lista a Nordest. Chi conosce i due assicura che «una volta trovato l’accordo tra loro, anche i malumori dei riformisti si acquieteranno». Decaro già parla di programmi: «In Europa voglio occuparmi di Pnrr e di fondi di coesione: tutte le decisioni che riguardano i sindaci nascono a Bruxelles».