Il Ministero di Giustizia americano non formalizzerà in un procedimento penale l’inchiesta dell’Fbi sulle possibili irregolarità da parte di Hillary Clinton nella gestione della corrispondenza e-mail durante il suo mandato come segretario di Stato.

L’attuale candidata democratica in pectore alla presidenza degli Stati uniti era stata accusata di aver gestito la corrispondenza, anche top secret, del suo dicastero da un server personale che aveva fatto allestire nella sua abitazione, esponendo potenzialmente corrispondenza diplomatica o segreti di Stato al pericolo di intercettazione.

L’annuncio fatto ieri dal direttore dell’Fbi James Comey chiude così una vicenda che si trascinava da oltre due anni e che aveva gettato ombra sulla sua campagna. Donald Trump e molti esponenti repubblicani avevano ripetutamente chiesto che la sua candidatura venisse annullata. Nell’annuncio Comey ha dichiarato che «pur ravvisando elementi di potenziali contravvenzioni agli statuti che regolano la gestione di informazioni riservate, a nostro giudizio nessun procuratore le considererebbe sufficienti per una procedura penale».

L’annuncio ha fatto seguito ad un’“intervista” di tre ore a cui la Clinton è stata sottoposta sabato nei quartieri generali dell’Fbi alla fine di un’inchiesta che ha tormentato la sua campagna elettorale, intrecciandosi con la vicenda della morte dell’ambasciatore americano in Libia, Stevens, nel 2012.

Per quella vicenda una commissione di inchiesta parlamentare a maggioranza repubblicana aveva interrogato la Clinton per un’intera giornata in una seduta trasmessa nazionalmente qualche mese. Anche quella inchiesta si è conclusa senza sanzioni penali nei suoi confronti.

Nel suo annuncio Comey non ha escluso multe o «sanzioni amministrative» nei confronti dell’ex segretario di Stato, giungendo ad ipotizzare che le infrazioni avrebbero potuto giustificare le dimissioni se fosse stata ancora in carica. Una nota della campagna elettorale della Clinton ha riaffermato che «come ha già molte volte dichiarato, il segretario (Clinton, ndr) ammette che usare il suo indirizzo privato di e-mail per condurre affari ufficiali fu uno sbaglio che non ripeterebbe più». In precedenza Colin Powell aveva usato la stessa procedura irregolare quando fu segretario di Stato di George Bush.

Il candidato repubblicano Trump ha immediatamente commentato la decisione del Ministero di Giustizia su Twitter reiterando la tesi di un complotto democratico per salvare Hillary. Una narrazione alimentata questa settimana da un incontro fra Bill Clinton e l’attorney general Loretta Lynch (il ministro di Giustizia che avrebbe potuto formalizzare le accuse) che ha fatto scalpore per l’apparenza di un’insabbiatura pubblicamente concordata.

Quella di ieri è stata dunque una decisione esplosiva, ancorché annunciata, perché giunta proprio ieri, nel giorno in cui la Clinton e il presidente Obama hanno fatto per la prima volta campagna congiunta in Carolina del Nord.