Trenta morti. Il semestre di presidenza europea dell’Italia è iniziato con l’ennesima strage di migranti nel canale di Sicilia. E forse ha ragione Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento e responsabile migrazioni della Cei, quando dice che sarebbe un miracolo se le cose migliorassero nei prossimi sei mesi. Nonostante le promesse e l’ottimismo di Matteo Renzi – ieri ha ritardato il consiglio dei ministri per discutere della situazione – l’Ue finora non ha mosso un dito. Solo qualche timida parola della commissaria Cecilia Malmström e l’ennesimo elenco di buoni propositi, compreso quello del futuro presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker che vorrebbe nominare un commissario ad hoc sul tema dell’immigrazione. Il resto è criminale ipocrisia. Per non parlare del vomitevole dibattito che ancora una volta è andato in scena nel nostro paese, dominato dalle sparate del leghista Matteo Salvini – «Le camicie di Renzi e Alfano sono sporche di sangue» – e dal silenzio imbarazzato e imbarazzante dei vertici delle delle istituzioni, Napolitano e Boldrini compresi.

Ormai i morti nel canale di Sicilia sono il pretesto per le destre xenofobe per alzare la cresta. Per loro i morti dimostrano solo che il governo del Pd non ferma l’immigrazione. E questo basta a dare fiato ai peggiori razzisti e a rendere muti tutti gli altri. L’operazione Mare Nostrum non funziona tanto che non riesce a evitare le stragi, ma per le destre va fermata per ben altri motivi: costa e incoraggerebbe a venire nel nostro paese. Come se chi scappa dalle guerre e continua a morire in mare potesse essere più scoraggiato di così.

L’ultimo disastro è stato scoperto l’altra notte dalla nave della Marina militare Grecale. In un barcone con a bordo 590 migranti sono stati trovati 30 corpi senza vita, stivati a prua, probabilmente asfissiati dal gas di scarico respirato nei locali motori e annegati in pochi centimetri di acqua. I soccorritori non hanno potuto neppure portarli via, hanno imbarcato i vivi e hanno trainato il barcone carico di morti fino a Pozzallo in un macabro corteo funebre in mezzo al mare.

Il sindaco del comune siciliano, Luigi Ammatuna, si è preparato ad accogliere i sopravvissuti nonostante nel centro di accoglienza della città non ci sia posto, ma non sa più dove mettere i morti. Le celle frigorifere a sua disposizione, ha detto, sono già occupate dalle vittime di precedenti stragi del mare. Solo in serata è stata trovata una cella larga 4 metri per 3, di proprietà della Protezione Civile della Provincia di Ragusa, che potrà «ospitare» circa 20 dei 30 corpi. Gli altri 10 saranno sparsi negli obitori di comuni del ragusano che hanno dato la disponibilità.

Non può non venire alla mente la lunga schiera di bare nell’hangar di Lampedusa dopo la strage dell’autunno scorso, le visite inutili dei politici di mezza Europa e i funerali di stato finti, senza neanche i morti nelle bare. Sono passati pochi mesi e la quotidiana dose di orrore ha reso tutti ancora più insensibili, sordi e addirittura infastiditi da questo stillicidio di morti, tanto che Salvini può ripetere un giorno sì e un giorno anche che questi disperati portano malattie senza che nessuno abbia la capacità di chiudergli la bocca.
Dall’inizio dell’anno i migranti sbarcati sono stati più di 60 mila, 5 mila solo negli ultimi giorni. Sembrano numeri da esodo biblico ma in realtà si tratta di cifre modeste su scala europea, specialmente se si considera l’inferno da cui scappano. Se solo l’Italia e l’Europa se ne facessero carico il problema sarebbe gestibile. Basterebbe garantire corridoi umanitari, riconoscere l’asilo sull’altra sponda del Mediterraneo e smistare le persone nei diversi paesi. Sarebbe, logico, giusto e anche meno costoso.

E invece quello che accade è sotto gli occhi di tutti anche se si fa finta di non vedere. Migliaia di disperati scappano attraverso la Libia distrutta dalla guerra, prendono il mare con ogni mezzo. Se va bene vengono portati vivi a riva dalle navi della marina. E questo è solo l’inizio di un altra tragedia. Le strutture di accoglienza sono al collasso, tutto viene scaricato sui comuni e sulla buona volontà di associazioni e cittadini, queste persone sempre più spesso vengono abbandonate a se stesse nella «speranza» che scappino in altri paesi Ue con il silenzio assenso delle autorità italiane alimentando un assurdo traffico clandestino di vite. Così l’Europa si rimpalla responsabilità e esseri umani in un infernale gioco al massacro nel maldestro tentativo di dissimulare un genocidio.