Cade l’ultimo ostacolo tecnico per il Nordstream. Ieri a Schwerin (capitale del Mecleburgo-Pomerania) la società che controlla il gasdotto sotto al Baltico ha fondato “Gas for Europe Gmbh”, la filiale per gestire i 54 chilometri della pipeline posati nelle acque territoriali tedesche.

Sparisce così il motivo alla base dello stop all’infrastruttura ordinato lo scorso novembre dall’Agenzia federale delle reti che contestava al consorzio guidato dal colosso Gazprom l’assenza di una succursale in Germania. In ogni caso la creazione della consociata non garantisce automaticamente lo sblocco del permesso di esercizio, come ha precisato l’ente regolatore.

«La procedura di certificazione del gasdotto rimarrà sospesa finché non verrà completato il trasferimento di beni e risorse umane alla filiale e avremo verificato la completezza della documentazione richiesta», riassumono all’Agenzia con sede a Bonn.

All’apice della crisi ucraina, dunque, la parola d’ordine rimane prudenza. Anche se lo scongelamento del Nordstream appare ormai solo questione di tempo, visto che perfino il Senato degli Stati Uniti ha rinunciato a inasprire le sanzioni contro chi collabora al «cavallo di Troia di Putin in Europa».

In teoria resta innescata la minaccia della ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, pronta a sanzionare la pipeline in caso di conflitto armato fra Mosca e Kiev. Ma il governo Scholz non ha nessuna intenzione di rinunciare – per davvero – a 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno: sono la garanzia del riscaldamento per 26 milioni di famiglie in Germania.

Insomma, con buona pace di Nato, Usa e Ue, già entro poche settimane “Gas for Europe” (guidata dall’Ad Reinhard Ontyd) potrebbe controllare i rubinetti della centrale di pompaggio di Lubmin, il terminale Ovest del Nordstream.