«Pompei è come l’Expo, come il superamento del senato o come la nuova legge elettorale: un simbolo dell’azione di sblocco che l’Italia aspettava». Da tempo ormai Matteo Renzi ha scelto Pompei come vetrine del renzismo, in Campania e non solo. Così arriva un po’ a sorpresa la notizia che il sindaco Pd della città degli scavi ha scelto di sostenere a Napoli Luigi de Magistris, l’antirenzi per eccellenza impegnato nel ballottaggio domenica prossima. «Napoli nel corso degli ultimi cinque anni è stata capace di attuare un cambiamento reale, di ricostruirsi un’identità e di farsi collettività» scriveva ieri il primo cittadino di Pompei, Ferdinando Uliano. Un sostegno convinto che va oltre le parole di circostanza: «A de Magistris e alla sua squadra va il mio più sincero in bocca al lupo per questa tornata elettorale in cui, sono certo, i napoletani premieranno l’impegno profuso».
Se con il sindaco arancione i contrasti del presidente del Consiglio vanno avanti da due anni, le dichiarazioni di Uliano sono una defezione direttamente dal campo Pd. Ex capo scout, renziano della prima ora, Uliano ha un ottimo feeling con il premier ma è estraneo alle correnti, allergico alle segreterie e alla disciplina. Disciplina che, ha raccomandato nei giorni scorsi il vice segretario nazionale del Pd Lorenzo Guerini, imporrebbe per il ballottaggio a Napoli un’assoluta indifferenza tra il sindaco uscente e il candidato del centrodestra Lettieri. La candidata del Pd Valente, com’è noto, di è fermata al primo turno.
Uliano non ha problemi a ballare da solo poiché il partito a Pompei è commissariato e in consiglio i dem si dividono in chi appoggia la maggioranza e chi è all’opposizione. Una parte del Pd infatti, nel 2014, decise di correre con il candidato di Forza Italia, Francesco Gallo. In attesa che il partito risolva l’ennesima guerra interna, tra i banchi della città metropolitana è nato un asse con de Magistris, che presiede la città metropolitana, organismo nato dallo scioglimento della provincia.

Il primo tra i democratici a prendere posizione per il sindaco arancione è stato però il consigliere regionale di Area Riformista, Gianluca Daniele, che ieri pomeriggio ha organizzato un convegno su lavoro e conoscenza proprio con de Magistris. All’indomani del primo turno, Daniele aveva dichiarato: «È necessario un congresso straordinario per ridiscutere la linea del partito a Napoli. Al ballottaggio tra un candidato di centrosinistra e uno di centrodestra abbiamo scelto chiaramente da che parte stare. Cinque anni fa si poteva costruire un programma condiviso. Il nostro elettorato non ha compreso le alleanze con Verdini, così come abbiamo pagato lo spettacolo delle primarie».
Ieri con Daniele c’era il gruppo napoletano vicino a Guglielmo Epifani. L’iniziativa non è piaciuta alla componente di Area Riformista che fa capo ad Antonio Bassolino: «È del tutto legittima, ma si tratta di scelte individuali» hanno scritto l’eurodeputato Massimo Paolucci, i deputati Luisa Bossa e Giorgio Piccolo e la presidente del Pd Napoli Elisabetta Gambardella. «All’interno del Pd ci sono militanti che tra me e Lettieri non possono che stare con me», ha commentato invece de Magistris.

Polemiche anche sulla delibera di giunta del 3 maggio con cui «l’amministrazione comunale intende sensibilizzare l’opinione pubblica in favore delle ragioni del No» in vista del referendum costituzionale di ottobre. Una notizia di oltre un mese fa che si è diffusa però lunedì via social, cavalcata dalla destra e dal Pd che, con Valente, ha attaccato: «Il Comune non è un partito politico, ma un’istituzione. E deve rappresentare tutti i cittadini, non le posizioni di una parte». Ieri è intervenuta anche la segretaria regionale, Assunta Tartaglione: «De Magistris impegna politicamente un ente e i suoi organi per continuare la sua battaglia contro il presidente del Consiglio».
La replica è arrivata dall’assessore Enrico Panini che, con Alessandra Clemente, ha proposto la delibera: «La giunta ha una consolidata tradizione in base alla quale, nel garantire a tutti i cittadini di poter sostenere il loro orientamento, su proposte che ritiene di particolare interesse diventa soggetto attivo: organizza punti specifici di informazione e di raccolta firme». È già successo per le proposte di legge su «caro assicurazioni» e reddito di cittadinanza, sui referendum relativi a scuola, lavoro, trivellazioni e nessuno si era scandalizzato.